12/10/2001 ore: 10:39

Sommerso, ai dipendenti il condono costerà 200 mila lire l’anno

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Il ministro Tremonti: il termine per la presentazione delle dichiarazioni slitterà alla primavera prossima

Sommerso, ai dipendenti il condono costerà 200 mila lire l’anno

      ROMA - Slitterà probabilmente di sei mesi, verso la primavera prossima, il termine ultimo per consentire alle imprese «sommerse» di mettersi in regola. Poi scatteranno controlli incrociati tra dichiarazioni dei redditi e bollette Enel o telefoniche, una «azione mirata di repressione» che la Guardia di Finanza sta già mettendo in moto perché «non ci sono più alibi per non mettersi in regola». Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha spiegato ieri le prossime mosse del governo. Ma tutto «avverrà gradualmente», ha detto ancora il ministro, «perché non siamo talebani fiscali». E una circolare del ministero in serata ha anticipato che nel provvedimento ci sarà una sanatoria fiscale e previdenziale per gli anni pregressi (fino a un massimo di cinque) anche per i dipendenti, che versando 200 mila lire per ogni anno potranno mettersi in regola. Insomma il «bastone e la carota» come ha commentato il presidente della Confindustria Antonio D’Amato, grande animatore di questo provvedimento che fortemente ha voluto. E ieri il numero uno di Viale dell’Astronomia ha impegnato formalmente la sua associazione, anche con la stesura di un codice di autodisciplina, a collaborare per la riuscita «perché è un progetto di grande importanza per rilanciare la competitività del Paese e difendere la dignità del lavoro».
      Il provvedimento sul sommerso, ha affermato Tremonti, «è stato in gran parte dovuto alla passione civile di D’Amato» e questo spiega la singolare decisione di presentare la nuova legge proprio nella «casa» degli imprenditori. «Ma il testo finale, con i regolamenti attuativi - ha spiegato poi il ministro - dovrà essere condiviso da tutti, da tutte le parti sociali».
      Ieri si è parlato anche di Europa e di possibile revisione del patto di stabilità che da tempo la Confindustria chiede di modificare alla luce della crisi economica in corso. L’occasione è stata un editoriale apparso sul
      Sole 24 Ore di ieri nel quale il ragioniere dello Stato Andrea Monorchio e Andrea Tivelli proponevano il superamento del Patto con l’introduzione della «golden rule», come viene definito in gergo lo svincolo delle spese per investimenti dall’obbligo di pareggio. «La mia personale convinzione - ha detto Tremonti calibrando le parole - è che la golden rule può aiutare la crescita economica ma il principio è che si decide tutti insieme». E al presidente D’Amato, che ipotizzava per l’Italia un ruolo di pressing su Bruxelles, «dopo però aver fatto le riforme strutturali», per convincere la Commissione a imboccare la strada di interventi di sostegno come stanno facendo gli Usa, Tremonti ha precisato «che il ruolo dell’Italia non è marginale».
      Intanto, sul fronte del rientro dei capitali dall’estero, il governo starebbe lavorando all’ipotesi di estendere il provvedimento anche alle società.
Roberto Bagnoli


Economia

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