Sindacati all’attacco: salari troppo bassi
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Cgil, Cisl e Uil chiedono di accelerare i negoziati contrattuali per recuperare l’inflazione reale - Salvi: è una questione da affrontare
 Sindacati all’attacco: salari troppo bassi Parisi: il ministro evoca un ritorno alla scala mobile, ma le retribuzioni «di fatto» già volano Massimo Mascini
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ROMA Esiste nel nostro Paese una questione salariale? Cgil, Cisl e Uil pensano di sì e ritrovano tra loro su questo fronte una rinnovata unità. Per risolverla chiedono il rinnovo veloce dei contratti di lavoro aperti, subito appoggiati da Cesare Salvi per il Governo. Di diverso avviso la Confindustria, secondo la quale non è il momento questo di abbassare la guardia di fronte all’inflazione. La polemica sociale si arricchisce così di un nuovo argomento, destinato a agitare gli animi in una campagna elettorale già di per sé rovente. A dare il via a questa nuova pagina di dialettica sociale sono i dati dell’Istat sull’inflazione e sulle retribuzioni. Lo scarto annotato dall’Istituto di statistica dà il destro al sindacato per chiedere una politica più apertamente attenta alle esigenze salarialiste. «Questo scarto — afferma Sergio Cofferati, segretario generale della Cgil — conferma la necessità di rinnovare al più presto i contratti di lavoro per garantire la difesa del potere di acquisto delle retribuzioni». Gli fanno subito eco i suoi colleghi di Uil e Cisl. «In Italia — dice Luigi Angeletti — i salari sono troppo bassi, non sono in grado di garantire il mantenimento del potere di acquisto. Per anni abbiamo combattuto contro la crisi economica e l’inflazione e abbiamo vinto: adesso c’è una nuova emergenza, la rivalutazione del lavoro». Su una linea appena differente Savino Pezzotta, che lamenta di aver denunciato già da tempo come la politica dei redditi sia a rischio, e in virtù di queste difficoltà richiama soprattutto il dovere di una maggiore attenzione alle dinamiche delle tariffe, affinché non spingano in alto l’inflazione. «Altrimenti — minaccia — si dovranno riapprestare le piattaforme contrattuali». Tutti pongono quindi in un modo o nell’altro una questione salariale e Salvi raccoglie immediatamente la richiesta. «Esiste — afferma deciso — una questione salariale, se l’aumento delle retribuzioni medie resta un punto sotto l’inflazione questo singifica che c’è qualcosa che non va nel sistema delle relazioni industriali». L’attenzione non si trasferisce però sulle regole della contrattazione, resta tutta sulla stagione dei rinnovi. Anche a giudizio del ministro del Lavoro la causa del ritardo del salario rispetto all’inflazione è il mancato rinnovo di diversi contratti. «Il numero dei contratti non rinnovati — sostiene — è crescente, a dicembre solo il 40% di quelli scaduti era stato rinnovato. Dal 1993 — aggiunge — abbiamo un sistema contrattuale che si basa sull’adeguamento dei salari all’inflazione e poiché il Governo è garante di quell’accordo non potrà restare indifferente, dovrà intervenire per fare la sua parte». Il fronte è saldato, ma Confindustria scompiglia gli equilibri. Stefano Parisi, direttore generale, ricorda le tensioni inflazionistiche ancora in atto, le stesse che hanno consigliato alla Bce di non ridurre i tassi, e chiede una politica più attenta. Anche perché, sottolinea, il raffronto giusto è da fare tra l’inflazione e le retribuzioni di fatto, che, ricorda, marciano ben più velocemente di quelle contrattuali. Ma la sua polemica va anche oltre, perché ricorda come gli accordi del 1993 escludano il recupero dell’inflazione importata. «Preoccupa — afferma Parisi — che un ministro della Repubblica invochi adeguamenti salariali laddove il Governo dovrebbe salvaguardare il rispetto della politica dei redditi». Quello che proprio non va giù al direttore generale di Confindustria è il riferimento a un sistema di relazioni industriali basato sull’adeguamento delle retribuzioni all’inflazione. «Salvi evoca la scala mobile — afferma — che per fortuna non c’è più dal 1993, è stata tolta dall’ordinamento. Speriamo — conclude — che siano fatti di carattere elettorale». Il suo augurio è che i contratti di rinnovino nella logica dell’inflazione programmata, regole delle quali, sottolinea, il Governo «non ha minimamente tenuto conto nel rinnovo dei contratti del pubblico impiego». Il pericolo è quello di uno scontro su un tema molto difficile, come gli aumenti salariali. Il sindacato sta già serrando le fila. Cofferati ieri era assieme a Pezzotta e Angeletti alla manifestazione a favore delle trattative per il contratto della sanità, e si moltiplicano i segnali che dalla assemblea dei quadri della Cgil in programma martedì e mercoledì della propssima settimana venga un pressante invito alle altre due confederazioni per riprendere il terreno dell’unità. Al riguardo è da segnalare anche una battuta di Sergio Billè, il presidente dei commercianti, che ha sottolineato l’esigenza di riportare la Cgil al tavolo dove si sta trattando la nuova disciplina dei contratti a termine e si è pronunciato contro qualsiasi ipotesi di contratti separati. Sabato 31 Marzo 2001
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