16/11/2000 ore: 9:59

Sifalberghi: Previsti investimenti per 650 miliardi

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Giovedì 16 Novembre 2000 italia-turismo
La joint venture Accor-Ifil vuole aprire altri 30 hotel in Italia nei prossimi 5 anni.

Sifalberghi raddoppia.
Previsti investimenti per 650 miliardi. Nel primo semestre impennata degli utili

MILANO. Un primo semestre 2000 di gran carriera e un ambizioso piano di sviluppo destinato a raddoppiare la presenza in Italia. Il gruppo Sifalberghi, nato una decina d’anni fa dalla joint venture tra il gruppo francese Accor e l’Ifil (a sua volta azionista di Accor), è salito rapidamente al terzo posto tra le catene alberghiere in Italia, ma non basta. La portata di questa accelerazione non è da poco. All’inizio di quest’anno Roberto Cusin (presidente di Sifalberghi) aveva dichiarato al «Sole-24 Ore» che i piani prevedevano 300 miliardi di investimenti in cinque anni. Adesso siamo al raddoppio. Sifalberghi è pronta infatti ad aprire 30 alberghi nei prossimi cinque anni (attualmente ne ha 28) per 4.500 camere, con un piano di investimenti di oltre 650 miliardi di lire e la creazione di 1.500 nuovi posti di lavoro entro il 2003.

«Gli obiettivi di sviluppo confermano che vogliamo crescere ancora e presidiare sempre meglio il mercato italiano, che presenta interessanti prospettive di crescita — ha dichiarato Cusin — Purtroppo le difficoltà e i freni burocratici sono ancora enormi e rendono per noi operatori estremamente difficile realizzare i piani delle nostre aziende». «Le concessioni edilizie restano molto complicate, per giunta con limiti di cento camere per le nuove iniziative, e per costruire ci vogliono cinque anni, dei quali tre assorbiti dalle procedure amministrative — gli fa eco il direttore sviluppo, Gianfranco Zavagli — ma oltre alla burocrazia bisogna poi fare i conti con i costi dei terreni, che non hanno paragoni in Europa».

Oggi Sifalberghi controlla cinque Sofitel (il marchio superiore), sette Novotel, dieci Mercure e sei Ibis. «Per nuove iniziative — continua Zavagli — ci stiamo concentrando nell’area che va da Milano a Venezia, oltre alle città di Milano e Roma; poi analizziamo il Sud, con Napoli, Salerno, Bari e Catania, tutte operazioni già avviate».

Per quel che riguarda Sofitel (che ha lanciato anche nel nostro Paese la formula di talassoterapia e remise en forme a Villasimius), il gruppo dichiara di puntare a completare la presenza nelle maggiori città italiane, con particolare priorità a Milano. Nel segmento affari, il rafforzamento del marchio Novotel guarda innanzitutto a Torino, Mestre e Roma. Nell’hotellerie economica, invece, le prossime aperture saranno a Firenze e Bologna, con Ibis 2003, prodotto pensato appositamente per il nostro mercato visto che le normative italiane non hanno consentito di esportare il prodotto supereconomico Formule 1. Infine Mercure, che vede in dirittura d’arrivo le aperture di Napoli e Roma, con trattative avanzate a Milano Malpensa, Bergamo, Padova, Venezia, Bologna, Bari, e Catania.

Intanto, come si è detto, il gruppo evidenzia positivi risultati al termine del primo semestre 2000. Il volume d’affari è passato da 64 a 73 miliardi (+12%), per effetto sia di un aumento della ricettività, sia di un incremento dei ricavi medi per camera disponibile (+5% in termini omogenei). Il tasso di occupazione è aumentato di due punti, raggiungendo il 67 per cento. Mentre la crescita del risultato ante imposte è stata più che proporzionale rispetto a quella del giro d’affari, passando da 5,1 a 9,7 miliardi. La clientela è composta al 50% da stranieri.

Per quanto riguarda gli investimenti, i 650 miliardi indicati nel prossimo quinquennio, riconducibili in buona parte agli investimenti immobiliari, non saranno necessariamente affrontati dalla stessa Sifalberghi. «Preferiamo la formula della locazione, ma se non è possibile, facciamo direttamente gli investimenti immobiliari per poi cederli a terzi — spiega il responsabile dello sviluppo — Gli immobili adesso sono anche di proprietà di fondi immobiliari, mentre in passato si trattava esclusivamente di compagnie assicurative e di fondi pensione di banche». Le strutture attuali sono gestite in proprietà (4), franchising (8) e locazione (le restanti 16, con una quota fissa e un’altra legata a fatturato e occupazione). Tra i progetti futuri già autorizzati le percentuali sono differenti: il 40% riguarda immobili in proprietà, il 20% in locazione, il 40% in management e il resto in franchising.

Martino Cavalli

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