Sicurezza sul lavoro: Sinistra e associazioni contro la «deregulation»
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 venerdì 10 dicembre 2004
«No» al testo unico del governo Sicurezza sul lavoro Sinistra e associazioni contro la «deregulation» «Ogni forma di tutela viene giudicata come un vincolo eccessivo che frena lo sviluppo»
Nedo Canetti
ROMA Il 18 novembre il governo ha approvato una «proposta preliminare», per introdurre, nella legislazione italiana, un nuovo Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro, che sarà, a breve, sottoposto al parere del Parlamento e delle regioni. Un testo che l'Associazione Ambiente e Lavoro, Magistratura democratica, l'Anmil (mutilati e invalidi del lavoro) e la Federconsumatori considerano inaccettabile. Ieri lo hanno confermato, nel corso di una conferenza-stampa, tenuta a Palazzo Madama, insieme ad un folto gruppo di senatori del centrosinistra.
«Proporre giustamente un Testo unico - ha affermato Carlo Smuraglia, presidente di Ambiente e lavoro - e poi tradurlo in questo testo, vuol dire compiere un pericolosissimo passo indietro, un arretramento consumato sulla pelle dei lavoratori, che fa il paio con la legge Biagi. Un testo che cancella regole e tutele per i lavoratori». Una denuncia confermata dagli interventi dei senatori Cesare Salvi (che ha dato notizia della proposta di una commissione parlamentare d'inchiesta sugli infortuni su lavoro), Antonio Pizzinato, Giovanni Battafarano, Giuseppe Mascioni e Piero Di Siena, tutti ds; da Michele Montanino, dl; Stefano Boco, verdi e Roberto Biscardini, Sdi. «La filosofia di fondo di questo testo - ha sostenuto Rino Pavanello, segretario di Ambiente e lavoro - è la stessa della legge 30: ogni forma di tutela viene considerata come un vincolo eccessivo, un laccio che impedisce lo sviluppo, la crescita e la competitività delle imprese. Da qui la cancellazione o lo svuotamento dei punti più significativi non solo della normativa già in vigore, ma anche di quella comunitaria e della stessa Costituzione dell'Ue». In sostanza, sostengono i parlamentari della Gad, si è di fronte ad una vera e propria deregulation, mentre il ministro va dicendo che l'attuale normativa è una gabbia, un ostacolo alla produttività e che va quindi allentata per lasciare mano libera alle imprese. «Un'impostazione dannosa per i lavoratori, ma anche per il mondo dell'impresa, consapevole dei rischi e dei costi di una flessibilità senza limiti».
I punti contestati: sanzioni troppo tenui; norme meno efficaci; riduzione della sorveglianza sanitaria; forte ridimensionamento della rappresentanza dei lavoratori; mancanza del computo degli atipici nell' applicazione delle norme di sicurezza. «Se questa proposta venisse approvata - è il commento - il 90% delle imprese potrebbe allentare le condizioni di sicurezza all'interno dei posti di lavoro».
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