14/7/2005 ore: 11:39
Sicurezza privata, Italia a giudizio
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Sicurezza privata, Italia a giudizio Sotto tiro anche le regole per l'assegnazione delle concessioni idroelettriche ENRICO BRIVIO Per i «vigilantes» Bruxelles ha fatto ormai scattare il deferimento di fronte alla Corte di Giustizia, ultimo stadio della procedura. La Commissione ritiene che la legge del 1931 che disciplina il settore dei servizi di sicurezza privati preveda una serie di requisiti superflui e sproporzionati per l'esercizio della professione. Tra questi, in particolare, è sotto tiro l'obbligo di ottenere un'autorizzazione in ogni provincia in cui si intende svolgere l'attività e il requisito di avere una sede in ognuna di queste province. Vincoli che appaiono in contrasto con l'articolo 49 dei Trattati europei che sancisce la possibilità per un operatore europeo di offrire un servizio in un altro Stato. Chiaro l'impedimento per agenzie straniere che vogliano offrire i loro servizi in Italia, in quanto un permesso per operare su tutto il territorio nazionale, deve passare attraverso il laborioso processo dell'ottenimento di oltre 100 autorizzazioni. Del resto, contro analoghi tipi di obblighi la Commissione si è già espressa in aprile nel deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia per l'attività di recupero crediti, sottoposta a un sistema di autorizzazioni dello stesso tipo da parte dei questori e pure all'obbligo di avere una sede per provincia. Nel mirino di Bruxelles anche i requisiti imposti dalla legislazione italiana a chi svolga attività di sicurezza privata di avere un numero minimo di dipendenti e di passare attraverso l'approvazione amministrativa delle tariffe minime e massime del servizio. L'Italia è stata poi deferita di fronte alla Corte di Giustizia per le preferenze riservate ai concessionari uscenti nel rinnovo di concessioni per la produzione di energia idroelettrica dall'articolo 12 del decreto 79 dell' 11 marzo 1999 («decreto Bersani») . Nel mirino anche un'analoga preferenza prevista dalla regione autonoma del Trentino Alto Adige agli enti pubblici locali e alle società di loro appartenenza ( articolo 11 del decreto legislativo 463 dell' 11 novembre 1999). La Commissione ritiene che anche questo tipo di regime preferenziale regionale non possa essere giustificato da obiettivi motivi di tutela della collettività e delle autonomie locali. Bruxelles ha però deciso contestualmente di congelare per quattro mesi il deferimento alla Corte, prendendo atto che la legge comunitaria dell'aprile 2005 delega il Governo a modificare le leggi sotto accusa e che le autorità italiane stanno lavorando a un progetto di decreto legislativo in materia. |