Sciopero dei migranti a rischio flop «Prima viene il lavoro»
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Sarà uno sciopero in sordina quello degli immigrati residenti in Toscana. La maggior parte dei lavoratori stranieri, animati da senso di responsabilità, ha infatti deciso di non incrociare le braccia durante le ore lavorative di lunedì primo marzo, in occasione della giornata di sciopero nazionale dei migranti.
La protesta avrebbe dovuto riguardare i circa 120 mila dipendenti stranieri (regolari), il 13 per cento del totale.
Particolarmente significativo è l’atteggiamento degli operai della zona del Cuoio, nelle cui concerie la presenza di immigrati è massiccia. «Abbiamo deciso di agire con responsabilità e non interrompere il nostro lavoro in un momento storico di grande difficoltà economica come questo» ha spiegato Osmani Abedin, lavoratore albanese e segretario del «Comitato primo marzo» della zona del Cuoio. Inoltre, ha continuato, «non vogliamo dare segnali di separazione dagli italiani, non intendiamo assumere atteggiamenti che possono essere interpretati come razzisti. Quello che pretendiamo è soltanto rispetto, dignità, diritti lavorativi, integrazione e convivenza».
Il sentore è che, anche a Firenze, saranno in pochi gli immigrati a scioperare. Nel capoluogo toscano la Cgil, congiuntamente ai maggiori sindacati, ha deciso di non abbracciare la causa dello sciopero come segno di protesta: «Lo sciopero dei soli immigrati è un atteggiamento che non risolve il problema— ha detto Monica Stelloni, responsabile immigrazione della Cgil fiorentina — in quanto contribuisce a rafforzare l’idea della separatezza tra cittadini italiani e cittadini stranieri».
Allo sciopero la Cgil risponde con la campagna «Primavera antirazzista», una serie di appuntamenti su scala regionale che, dal primo al 21 marzo, vogliono offrire l’occasione per riflettere e sensibilizzare anche gli italiani sui diritti degli immigrati.
Saranno pochi gli scioperanti anche secondo l’associazione fiorentina «Gli anelli mancanti», la cui sede è da sempre ritrovo e punto di riferimento per gli extracomunitari.
«Gli immigrati ci hanno detto che non se la sentono di ricorrere allo sciopero — ha spiegato Salvina, responsabile dell’associazione di via Palazzuolo— Hanno paura che questo tipo di protesta possa compromettere il loro posto di lavoro, già reso precario dalle politiche lavorative nei confronti degli stranieri. Ma questo non significa un fallimento della giornata del primo marzo, che dovrà essere un punto di partenza per ridiscutere le tematiche dell’immigrazione attraverso la grande rete associativa che è stata costruita in questi giorni».
Aderiranno allo sciopero i sindacati di base, tra cui i Cobas, che hanno proclamato uno sciopero generale su tutto il territorio regionale ad eccezione dei settori dei trasporti e delle telecomunicazioni. «Questa protesta — ha spiegato Giuseppe Cazzato della Confederazione regionale Cobas — sarà un momento di mobilitazione contro tutte le forme di lavoro nero e precario, contro ogni forma di razzismo e discriminazione». Le iniziative — promosse principalmente da missionari comboniani, Cospe e Arci — non mancheranno. L’appuntamento principale è in programma lunedì a partire dalle 16 in piazza Santissima Annunziata con eventi musicali, distribuzione di materiale informativo e, in concomitanza con le altre città italiane, lancio di 500 palloncini gialli, il colore ufficiale della giornata.
In contemporanea, un corteo organizzato dai Cobas e dal Movimento di lotta per la casa sfilerà fino alla Prefettura e alla sede della Regione per protestare contro l’annunciata realizzazione di un Cie in Toscana.
Nei giorni scorsi, anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha indossato pubblicamente il nastro giallo, simbolo della giornata. Manca però l’adesione ufficiale del Comune in quanto, spiegano da Palazzo Vecchio, è necessaria l’approvazione del Consiglio comunale.