Sciopero commercio (Rassegna ven.19 articoli n.10)
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venerdì 19 docembre 2003
Commercio, sciopero per il contratto
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In questi giorni insieme ai pacchi di riso, alle buste di pane, alle scatole di fagioli e ai panettoni, i commessi e le cassiere dei supermercati hanno infilato nelle borse della spesa anche alcuni volantini. Per informare, correttamente - visto che i media non ne hanno parlato - e non essere poi accusati di "sciopero selvaggio". Il titolo, molto semplice: vogliamo il contratto. E oggi sottolinereanno questa richiesta incrociando le braccia per tutto il turno di lavoro. Lo faranno in due tranche: prima le imprese commerciali e poi, domani, la grande distribuzione.
Come gli autisti degli autobus, anche loro sono in attesa da parecchi mesi di ricevere in busta paga quanto gli spetta: 107 euro (che corrisponde a un aumento medio del 7,5%), per la precisione. E invece la "parte padronale", Confcommercio, tanto per fare qualche nome, non ha nessuna intenzione di chiudere la trattativa. E da 11 mesi trascina il confronto di scadenza in scadenza. Ai tavoli preferisce parlare di flessibilità sfrenata, come quella contenuta nella legge 30 e nel decreto 276. Vuole a tutti i costi subordinare l'aumento salariale all'accettazione del Libro bianco. Cgil, Cisl e Uil hanno rifiutato questa impostazione e aperto un percorso di lotta con un pacchetto di sedici ore di sciopero. La seconda parte della protesta potrebbe andare "in onda" già a gennaio. «Molto dipenderà dall'atteggiamento della controparte - sottolinea Marinella Meschieri, segretaria nazionale della Filcams -. Il nostro non è uno sciopero politico ma uno sciopero per il rinnovo di un contratto di lavoro a cui i lavoratori hanno diritto. Così come hanno diritto - aggiunge - ai due livelli di contrattazione e ad adeguati livelli salariali». Maurizio Scarpa, segretario nazionale della Filcams, ci tiene a sottolineare che «la decisione assunta di non proclamare lo sciopero anche per le aziende del settore organizzate dalle centrali cooperative, rappresenta un errore che va ad indebolire il fronte di lotta, e che non aiuta a sbloccare la vertenza contrattuale nel suo complesso».
Le modalità di mobilitazione dello sciopero cambiano da regione a regione. A Roma, per esempio, dove la giornata di protesta sarà unica, si terrà un presidio sotto la sede della Confcommercio. Un altro presidio è previsto a Milano, sia in piazza Duomo (Rinascente) sia davanti alla sede della Metro, a San Donato Milanese. In questa azienda, infatti, si sta rinnovando anche il contratto aziendale.
I lavoratori occupati nella distribuzione commerciale sono circa 1milione 400mila: il comparto di gran lunga prevalente all'interno di un contratto che di occupati ne conta 1milione 800mila.
La differenza tra gli occupati dell'intero contratto e gli occupati nella sola distribuzione commerciale, 400mila, deve essere ascritta al comparto delle aziende che forniscono servizi. È da segnalare come i due terzi dell'occupazione nel terziario sia assorbita da imprese con meno di dieci addetti, mentre in ambito europeo la quota di occupazione nelle piccole imprese è ampiamente inferiore al 50 per cento.
Il peso percentuale del comparto del commercio sull'intera economia italiana (dati 2000) era del 13,1%, i servizi alle imprese del 19,5%, i servizi alle persone del 13,4% (non c'è tuttavia piena corrispondenza tra i servizi qui citati e le categorie merceologiche contemplate dal contratto).
Fabio Sebastiani
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19 dicembre 2003
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19 dicembre 2003
Piacenza | |||||||||||
Otto ore per il rinnovo del contratto. Problemi soprattutto nei supermercati Sciopero nel commercio, shopping a rischio | |||||||||||
Ma. Fe. ******************************************************************
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«Sono state costituite commissioni tecniche per analizzare i vari punti della piattaforma sindacale — si legge in una nota dell’Ascom —. Da parte nostra non ci sono pregiudiziali nell’affrontare i temi proposti dal sindacato (anche se non si può fare a meno di osservare che questo sciopero sotto Natale rischia di penalizzare sensibilmente i commercianti), ma dobbiamo sottolineare con forza la necessità di muoverci in direzione dell’attuazione della legge Biagi, soprattutto con riferimento alle nuove forme di flessibilità. Questo aspetto non è condizione trattabile. E’ una legge dello Stato. E come tale va applicata senza modifiche o interpretazioni».
Senza che ciò entri in una trattativa sindacale come «merce di scambio», l’Associazione commercianti boccia lo sciopero proclamato dai sindacati, «pur non contestando i diritti sindacali sanciti per legge».
Ma ciò che lascia più perplessa l’associazione di Strada Maggiore sono le modalità scelte da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil nell’indire la giornata di astensione dal lavoro, «andando a colpire giorni particolarmente caldi per le categorie del commercio e dei servizi».
Secondo l’Ascom «non c’è nessun atteggiamento di netta chiusura, dunque. Ma anzi, disponibilità a confrontarci su più punti della piattaforma sindacale».
Proprio per questo appaiono perciò «incomprensibili, se non inserite in un quadro squisitamente politico, le ragioni addotte per proclamare uno sciopero nazionale in un periodo delicato e importante arrecando un danno non solo agli imprenditori, ma anche agli stessi lavoratori sui quali nel medio e lungo periodo, anche alla luce della delicata situazione finanziaria, si potranno ripercuotere eventuali effetti di tale decisione». La sensazione, secondo le imprese commerciali, riguardo alle richieste sulla legge Biagi è che i sindacati stiano tentando di portare anche nel settore del commercio le argomentazioni e le obiezioni sollevate nell’industria. Ed è singolare che, rispetto alla grande distribuzione, emerga un’anomalia: lo sciopero, infatti, è stato indetto nei settori del commercio e dei servizi, ma non nella grande distribuzione legata al mondo della cooperazione.Perché?
Anche Confesercenti critica l’inizitiva delle organizzazioni sindacali : «Per quanto legittima è stata presa in un momento sbagliato. Consumatori e clienti, comunque, troveranno domani i commercianti ad attenderli e a fornire il loro consueto servizio».
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