Venerdì 10 Novembre 2000 Salta a Berlino il progetto del maxi-sindacato dei servizi (DAL NOSTRO CORRISPONDENTE)
FRANCOFORTE. Con le dimissioni due giorni fa del presidente del secondo sindacato dopo l’Ig Metall, la Oetv che raccoglie i dipendenti del pubblico impiego, dei trasporti e del traffico, il movimento tedesco dei lavoratori incassa uno dei colpi peggiori. Herbert Mai se ne va perché il suo sindacato, che doveva essere il perno di un nuovo raggruppamento di organizzazioni dei lavoratori chiamata Ver.di e più grossa della stessa Ig Metall, non ha capito l’importanza della riforma e l’ha appoggiata solo tiepidamente. E il sindacato perde probabilmente l’occasione di un rilancio in un settore, quello dei servizi e delle nuove tecnologie, dove è particolarmente debole il tasso di sindacalizzazione.
Mai così forte nella capitale da molti anni, grazie al rapporto organico con l’Spd al Governo, il sindacato tedesco continua a perdere iscritti. Erano 12 milioni nel ’91, sono poco più di 8 milioni adesso, con una perdita quasi costante del 5% all’anno. Il sindacato è organizzato su base confederale nella Dgb, la centrale, e poi su organismi di categoria che in gran parte si riconoscono nella Dgb. Negli ultimi anni la tendenza a reagire al calo di iscritti ha già portato ad alcune fusioni ed accorpamenti, come quello della Ig Metall, attualmente 2,7 milioni di iscritti, che nella primavera del ’98 inglobò il sindacato dei tessili e abbigliamento.
Nel marzo del ’98 venne annunciata la futura fusione di cinque sindacati, di fatto guidata dalla Oetv (1,6 milioni di iscritti). A convincersi dell’utilità di mettere insieme le forze erano la Dpg dei postelegrafonici (0,6 milioni), la Hbv della cantieristica, banche e assicurazioni (0,5 milioni), la IG Medien dell’informazione (0,2 milioni), e il sindacato autonomo dei colletti bianchi Dag (0,5 milioni) che avrebbe rinunciato così all’indipendenza entrando sotto l’ombrello della Dgb. Il nome scelto in seguito era Vereinigte Dienstleistungsgewerkschaft (sindacato unificato dei servizi) Ver.di in sigla. Il Congresso fondatore veniva fissato per il marzo del 2001. La consistenza, colpa dell’emorragia continua, sarebbe stata alla partenza di 3,2 milioni di iscritti, nettamente più grosso della IG Metall, con sotto il proprio ombrello circa mille tipologie professionali diverse.
Ma il Congresso della Oetv che doveva votare plebiscitariamente la fusione, a Lipsia martedì scorso, ha votato sì solo al 65 per cento. Mai aveva indicato nell’80% un livello giusto e nel 70% di sì alla mega fusione il livello minimo. Fallito l’obiettivo, si è dimesso. Per essere ratificata, la fusione avrebbe bisogno dell’80% dei sì a un congresso speciale a marzo. «Per me, Ver.di non è più un obiettivo raggiungibile», ha detto Mai annunciando le dimissioni da presidente della Oetv.
M.Mar.
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