L'Istat registra un incremento del 3,2% su base annua, la variazione più elevata dalla fine del '97Salari, crescita record a marzo Aumenta il vantaggio sull'inflazione (2,5%) - Boom degli scioperi (+584,9%) nel primo trimestre
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(NOSTRO SERVIZIO)
ROMA - Le retribuzioni aumentano il vantaggio che ormai dalla fine dell'anno passato vantano sull'inflazione. Grazie ad un'incremento dello 0,5% rispetto al mese precedente, infatti, gli aumenti che sono andati a gonfiare le buste paga hanno raggiunto in marzo il 3,2% su base annua, una variazione che è la più elevata dal dicembre del 1997 e che consente a salari e stipendi di accrescere il loro margine di vantaggio sui prezzi al consumo (+2,5% se misurato attraverso l'indice nazionale per l'intera collettività, +2,4% se ci si riferisce all'indice per le famiglie di operai e impiegati senza tabacchi). In termini reali quindi si verifica una crescita superiore al mezzo punto percentuale che potrebbe contribuire a restituire vitalità ai consumi delle famiglie, ridando contemporaneamente slancio alla nostra economia. In marzo - sottolinea l'Istat - si sono verificati numerosi rinnovi contrattuali che hanno interessato le industrie del legno, quelle petrolifere, le aziende di credito, i dirigenti delle autonomia locali, i dipendenti della ricerca e i presidi delle scuole. A marzo sono stati siglati anche i contratti per i dipendenti del sistema moda, le cui retribuzioni saranno aggiornate a partire dal mese di aprile. I miglioramenti delle buste paga nei primi tre mesi del 2002, di conseguenza, hanno toccato il 3% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. Ma questa variazione difficilmente sarà quella con cui si chiuderà il 2002: l'aumento delle retribuzioni orarie contrattuali, in base all'applicazione dei contratti in vigore a fine marzo e ovviamente al netto di eventuali rinnovi, è stimato infatti dall'Istat attorno al 2,3 per cento. Soprattutto grazie ai miglioramenti retributivi che derivano dai contratti applicati o rinnovati nel 2001 (che hanno determinato un trascinamento dell'1,1%), insomma, la partita tra buste paga e inflazione (che dovrebbe concludere l'anno attestandosi sul 2%, contro l'1,7% del tasso "programmato") potrebbero chiudersi a tutto vantaggio delle prime. Un vantaggio che potrebbe risultare addirittura più consistente, se si tiene presente che alla fine di marzo dovevano ancora essere rinnovati 40 accordi collettivi nazionali, che coinvolgono complessivamente circa 5 milioni di lavoratori dipendenti e incidono per il 45,4% sul monte retributivo contrattuale. Il costo del lavoro, decisivo per il futuro dell'inflazione e la competitività del made in Italy sui mercati esteri, potrebbe quindi subire una pericolosa spinta verso l'alto. In marzo, come in passato, è stata la pubblica amministrazione ad aprire la graduatoria degli aumenti retributivi con un incremento del 5,1% (+0,3% a marzo sul mese precedente). Staccati tutti gli altri settori, con miglioramenti che vanno da un massimo del 3% nell'industria ad un minimo dello 0,3% nel settore nei trasporti. I servizi privati fanno segnare un aumento del 2,5%, il commercio del 2,3% e credito e assicurazioni si fermano all'1,6 per cento. Nell'industria manifatturiera la crescita raggiunge il 3,1%, con aumenti che oscillano tra il 5% della metalmeccanica e lo 0,1% appena del tessile-abbigliamento. Nell'edilizia la crescita è del 2,4 per cento. In forte dilatazione, infine, gli scioperi. Nei primi tre mesi del 2002 le ore lavorative perdute a causa di conflitti di lavoro sono state circa 5,1 milioni, quasi sei volte più che nello stesso periodo dell'anno passato (+584,9%). Una vera e propria impennata che però - precisa l'Istat - è dovuta per la quasi totalità (3,8 milioni di ore, il 73,3% del totale) a vertenze estranee al rapporto di lavoro. Relativamente alle ore perdute per motivi collegati al rapporto di lavoro, nel periodo gennaio-marzo di quest'anno le ore perdute sono cresciute del 97,7% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Elio Pagnotta Martedí 30 Aprile 2002
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