6/12/2004 ore: 10:44
Roma. Natale amaro per ventimila lavoratori
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Cronaca di Roma Natale amaro per ventimila lavoratori Blocco al turnover: paura nella città dei ministeri Secondo la Cgil, nel pubblico impiego saranno da tagliare diecimila posti. Vertenze in tutto il Lazio Finora se ne parlava, soprattutto, al bar sport. Il turnover di Capello e quello di Ancelotti. Ma ora il presidente Berlusconi ha deciso di dire stop al turnover. E non nel Milan, ma nel pubblico impiego: chi esce dal «campo», cioè, non verrà più rimpiazzato e così 75 mila posti di lavoro, nei ministeri, saranno tagliati nei prossimi 3 anni. «Magari fossero 75 mila - sospira Gianni Nigro, delegato Cgil per la funzione pubblica di Roma e del Lazio -. In realtà nel settore del pubblico impiego soltanto un lavoratore su 5 è un ministeriale. Gli altri lavorano negli enti pubblici non economici (Inps, Inpdap, Aci, Inail...), nelle agenzie fiscali, negli ospedali, nelle autonomie locali (Comuni, Province, Regioni), perciò i posti tagliati in tutta Italia saranno alla fine 400 mila, 10 mila solo nel Lazio». Fosche previsioni e pessimo umore, a pochi giorni dallo sciopero generale del 30 novembre scorso, che a Roma ha visto sfilare 40 mila persone e alla vigilia di nuove mobilitazioni (il 10 dicembre catena umana sotto Palazzo Chigi). Walter Schiavella, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, dati alla mano dice che i posti a rischio nella nostra regione a questo punto sono più di 20 mila, considerando i 10 mila del pubblico impiego che non verranno sostituiti, i 7 mila delle industrie in crisi e i 3500 esuberi Alitalia ancora in attesa di sistemazione. È tempo di tredicesime, dovrebbe essere il periodo più sereno dell’anno per i lavoratori, ma Schiavella non riesce proprio a rasserenarsi: sul suo tavolo ci sono da tempo le vertenze e le crisi di settore di tutto il Lazio, la ceramica di Viterbo, la Fiat di Cassino, gli installatori telefonici romani, quelli della Compagnia Italiana Turismo da 4 mesi senza stipendio, il blocco degli investimenti che ha messo in ginocchio gli edili («L’ultimo grande appalto è stata la terza corsia del Gra», ricorda). Il malcontento serpeggia tra le varie categorie, cominciando dai 60 mila operatori della scuola di Roma e del Lazio (docenti e non docenti) preoccupati per i tagli della Finanziaria. «I genitori di alcune materne - racconta Stefano De Caro, delegato Cgil per la scuola - hanno già iniziato a tassarsi per comprare la carta igienica». Nervosi anche i 6 mila tassisti romani, che martedì scorso erano in testa al corteo: «I trasferimenti statali insufficienti finiranno per indebolire ulteriormente il trasporto pubblico - ragiona Nicola Di Giacobbe, coodinatore nazionale Unica Taxi Cgil - Sarebbe però un errore rimediare con la deregulation delle linee private, concedendo nuove licenze a pioggia. Noi ci opponiamo». Eppure l’ultimo rapporto sull’economia romana parla di produzione e occupazione in crescita (108 mila posti di lavoro in più dal ’99 a oggi). «L’occupazione è in crescita in tutto il Lazio, d’accordo - conferma Schiavella - ma si tratta di vedere la qualità del lavoro. Lavoro sempre più precario e meno pagato. Anche gli operai della Videocolor di Anagni risultano occupati, ma per quanto tempo? Anche i cassintegrati della Fiat di Cassino, per l’Istat, sono lavoratori come gli altri...». Sul tavolo dei sindacati un altro problema scottante è quello del rinnovo dei contratti: sembrava tutto risolto per gli autoferrotranvieri (dopo la firma di Cgil, Cisl e Uil) ma i Cobas mercoledì scorso hanno dimostrato che la categoria è divisa e lo sciopero è sempre dietro l’angolo. «Per il pubblico impiego, tenendo conto dell’inflazione, abbiamo chiesto un aumento dell’8 per cento, in base agli accordi del luglio ’93 - racconta Gianni Nigro, Cgil funzione pubblica - Ma il governo ci ha risposto picche: aumento massimo del 3,7 per cento, secondo loro. E qualche ministro, vedi Maroni, vorrebbe appena un ritocco del 2 per cento. La lotta, perciò, continuerà». Fabrizio Caccia |