Roma. Commesse in rivolta, Sos al sindaco
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Domenica 7 Aprile 2002 |
DALLA FICTION ALLA REALTA’
Commesse in rivolta, Sos al sindaco
Lavoro domenicale, appello alla Ferilli: «Cara Sabrina difendici tu»
di ALDO DE LUCA
Gli avevano scritto una lettera: «Ci aiuti lei signor sindaco...». E Veltroni le ha invitate nel suo ufficio in Campidoglio. Sono arrivate in sei, in rappresentanza delle quattrocento che hanno già aderito al movimento Commesse Incazzate. Com’è la vita da commessa è bene ridirlo, tanto per rinfrescare le idee a chi pensa che sia allegra come quella televisiva della Ferilli e le altre. Si attacca la mattina verso le nove e si finisce la sera verso le otto, un giorno di riposo e la domenica quasi sempre di nuovo al chiodo. Alla fine del mese si mettono in tasca 900 euro circa le più anziane, 600 le neoassunte. «La famiglia per noi non esiste, marito e figli non li vediamo mai... e sul posto di lavoro, sempre zitte e buone sennò ti licenziano la mattima dopo». Sono qui nel salottino davanti a Veltroni ma si comportano come fossero a una riunione clandestina. «Per carità, niente nomi! La preghiamo... e niente foto... se i nostri padroni venissero a sapere che siamo qui ci caccerebbero un minuto dopo. Siamo schiave, ci mancano solo le catene».
«Schiave» che si ribellano però. E il sindaco una mano gliela vorrebbe dare, ma non è facile. Il movimento Commesse Incazzate nasce nei grandi centri commerciali (Romanina, Granai, Cinecittà 2) che per otto mesi all’anno la domenica resteranno aperti, grazie al fresco Protocollo firmato da tutte le parti in causa. Un accordo che il sindaco difende, perchè per la prima volta esistono delle regole sull’apertura dei negozi nei giorni di festa. «Vero, ma noi vogliamo lavorare per vivere, non vivere per lavorare...». Il succo della protesta sta nell’impegno ad assumere che i padroni hanno preso, in due parole: aperti la domenica ma assumendo, così da agevolare la cosiddetta rotazione del personale nei giorni di festa.
Nel suo ufficio il sindaco aveva convocato anche sindacati e assessore competente, che hanno ribadito la validità del Protocollo senza il quale sarebbero state spalancate le porte alla domenica selvaggia, senza regole. Eh, sì: perchè per legge regionale Roma è stata etichettata (giustamente) «città d’arte e turistica» e come tale i negozi hanno la libertà di stare aperti tutti i giorni del’anno, domeniche e festività comprese. «Vero, ma il diritto allo shopping non deve negare il diritto alla nostra vita», replicano le commesse. I sindacalisti parlano, argomentano, spiegano, l’assessore Daniela Valentini chiarisce, comprende i bisogni e i diritti delle commesse... che ascoltano, e ribattono. «Se non verranno fatte assunzioni, specie nei piccoli negozi, sono solo belle parole le vostre... nei piccoli negozi il padrone difficilmente assume, c’è invece tanto ma tanto lavoro nero». Rispondono i sindacalisti: «Lo sappiamo lo sappiamo... ma anche in questo dovete aiutarci voi, denunciandolo». Le commesse: «Sì, così ci licenziano...». I sindacati: «Lo sappiamo lo sappiamo... ma voi non dovete esporvi, dovete solo segnalarci il negozio con i lavoratori in nero, al resto ci pensiamo noi». E proprio anche a questo scopo è un funzione un numero verde: 06,67103773.
Insomma, vita da commessa: come dire, una vitaccia. Che il sindaco si è impegnato a migliorare in qualche modo, specialmente riguardo alle assunzioni promesse dai datori di lavori. «Un po’ di pazienza, vediamo se le assunzioni verranno fatte. Diamogli un mesetto di tempo, poi ci rivedremo qui...», ha detto il sindaco congedando le commesse incazzate. Che intanto lanciano un appello alla commessa miliardaria Sabrina Ferilli. «Ci piacerebbe se scendesse in campo, per difenderci». ’Sta volta la compagna Sabrina non dovrebbe spogliarsi, ma solo far sapere all’opinione pubblica che sta dalla loro parte. Lo farà?