11/6/2007 ore: 11:34
Ripartono i consumi, l'Italia cresce di più
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Pagina 10 - Primo Piano Ripartono i consumi, l'Italia cresce di più ROMA — L'Istat ha rivisto al rialzo le sue stime provvisorie ma la crescita del Pil nel primo trimestre del 2007 rimane bassa, dello 0,3% invece che dello 0,2%. In termini tendenziali, che dicono quanto il Prodotto sia salito rispetto allo stesso periodo del 2006, il ritmo di espansione dell'economia è pari al 2,3% in linea con le previsioni. Anche il rallentamento del primo scorcio dell'anno era stato in qualche modo segnalato, se non altro perché è arrivato dopo l'impennata dell'ultimo trimestre del 2006 quando il Pil fece uno scatto dell'1,1%. In ogni caso le prospettive sono di un nuovo riavvio del trend di crescita della produzione come afferma anche il ministro per lo Sviluppo, Pierluigi Bersani: «La pausa della produzione industriale registrata nel primo trimestre 2007 viene dopo un ultimo trimestre 2006 di grande spinta e già i dati di aprile e maggio 2007 segnalano un ritmo più accelerato» spiega Bersani, secondo il quale i dati diffusi ieri dall'Istat «sono piuttosto buoni» perché «la forbice nei ritmi di crescita con i principali Paesi europei tende a stringersi». In particolare «sembra essersi messa in movimento anche la seconda gamba della crescita, quella dei consumi, con buona pace di chi temeva chissà quali effetti psicologici della Finanziaria». Rimane tuttavia, osserva infine il ministro, problema di fondo: la crescita deve confermarsi, deve darsi continuità e trovare maggior forza. Un buon mix di politiche sociali e di sostegno all'innovazione del sistema produttivo potrà portarci nei prossimi mesi qualche ulteriore risultato». L'elemento positivo del risultato non troppo esaltante del primo trimestre è dunque come dice il ministro il segnale di ripresa dei consumi privati: gli acquisti delle famiglie infatti sono saliti dello 0,7%, lo 0,4% in più dei tre mesi precedenti, e dell'1,9% su base tendenziale con una preferenza per i beni durevoli e per i servizi. Al miglioramento dei consumi ha fatto da contraltare un rallentamento degli investimenti (debole in particolare l'andamento dell'acquisto di macchinari) e una brusca frenata delle esportazioni cresciute, in termini congiunturali dello 0,4% dopo l'exploit del 4,3% dell'ultimo trimestre dello scorso anno. Le importazioni poi sono addirittura calate, dello 0,9%. Guardando alle diverse attività produttive, il valore aggiunto del settore primario è cresciuto nel trimestre del 3,6%, contro lo 0,5% dei servizi e il decremento dello 0,5% dell'industria: in particolare soffre di più quella in senso stretto mentre le costruzioni danno segni di vivacità (+1%). Su base annua l'agricoltura ha contribuito alla crescita del prodotto con un'espansione del 3,9%, l'industria dell'1,7% e i servizi del 2,5%. Secondo i calcoli dell'Istat la crescita del Pil già acquisita, cioè quella che si registrerebbe a fine anno se nei prossimi mesi l'economia cadesse in stagnazione, è dell'1,4%. Che non è molto ma lascia immutate, secondo gli economisti, le possibilità di centrare l'obiettivo del 2% a fine anno previsto dal governo. Il fatto è che l'Italia continua ad essere il fanalino di coda dell'Europa: nel primo trimestre del 2007 il Prodotto dei Paesi dell'area dell'euro è infatti cresciuto dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Il doppio cioè dell'Italia. Anche guardando al raffronto con lo stesso periodo, il primo trimestre, del 2006 il 2,3% di aumento italiano si misura col 3% della media di Eurolandia. L'economia italiana sembra procedere al rallentatore anche se si guarda all'insieme dei Paesi industrializzati che partecipano al G7. Con un'eccezione importante, seppur temporanea, quella degli Usa che nel primo trimestre dell'anno hanno incrementato il Prodotto solo dello 0,2% segnando su base annua un aumento dell'1,9%. Quanto agli altri Paesi il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,7% nel Regno Unito, dello 0,6% in Giappone, dello 0,5% in Germania e in Francia. In termini tendenziali, si è registrata una crescita del 3,6% in Germania e del 2,9% nel Regno Unito. Più lenti, invece, il Giappone (+2,2%), la Francia (+2%) e gli Usa (+1,9%). |