Rimini. Caso Spada in Cassazione

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Caso Spada in Cassazione Quattro aste per lo spezzatino
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RIMINI - Il crac Giacomelli da 500 milioni di euro ha dato vita a un’inchiesta penale, tuttora in corso da parte del pm riminese Luca Bertuzzi e dei finanzieri del Primo gruppo Verifiche speciali, che ha individuato una serie di reati commessi (associazione per delinquere delinquere, bancarotta fraudolenta impropria, false fatturazioni, false comunicazioni sociali e truffa) e portato all’arresto, nell’aprile 2004, dei principali ex dirigenti, compreso l’amministratore delegato Emanuele Giacomelli. L’uomo è ancora agli arresti domiciliari, mentre la moglie, Gabriella Spada (difesa dall’avvocato Paolo Righi), finita in manette un mese dopo al rientro di una lunga vacanza alle Maldive è stata subito scarcerata per assoluta mancanza di indizi per ordine del Tribunale del Riesame. Contro quella decisione ha fatto ricorso il pm Bertuzzi: la decisione della Cassazione sulla vicenda è attesa per domani, data dell’udienza a Roma. Un percorso parallelo ha seguito la procedura per evitare la fine dell’azienda. Dopo la dichiarazione d’insolvenza del Tribunale, il 28 novembre 2003 fu aperta l’amministrazione straordinaria, il 17 dicembre 2003 furono nominati i tre commissari, quindi le quattro gare per la cessione dei vari comparti aziendali (Longoni acquisita per 78 milioni di euro all’asta è stata presa con 200mila euro), compresa quella a Tuscan, poi sfumata, e foriera di altri strascichi giudiziari.
a.r. |
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