Riforma fisco, Tremonti delude la Uil Bersani: «Noi pronti anche domani»
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Il ministro dell’Economia torna a dire che il tempo è maturo per fare una riforma fiscale. «Non di colpo però», con calma. Praticamente Tremonti apre sulla necessità di un fisco più equo, ma subito chiude, e davanti alla platea del congresso Uil assume solo un generico impegno.
Lo aveva già fatto con la Cisl, sempre sulle tasse, mentre l’estate scorsa con la Cgil l’apertura l’aveva fatta sugli ammortizzatori sociali. Non era probabilmente la risposta che la Uil si aspettava. Anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani che si è detto pronto «anche domani » a rimettere mano al sistema fiscale, non ha potuto che constatare come le sue posizioni e quelle del ministro restino distanti. Lo si è visto chiaramente nel faccia a faccia che i due hanno avuto al congresso Uil: al pressing del leader dell’opposizione, il ministro ha risposto difendendo a catenaccio il proprio operato e quello del governo.
MAASTRICHT E LORENZAGO
Si è parlato di crisi, di corruzione, oltre che di fisco ed è stata una specie di prova generale in vista del dibattito parlamentare di mercoledì prossimo. Ed eccolo qui il primo argomento: un confronto, nella sede giusta dopo che il governo ha minimizzato l’esistenza della crisi perché «il cielo è sempre sereno, le nuvole sono passeggere»,ha detto Bersani. Tremonti si è vantato di aver tolto la Finanziaria, «iononsono per tornare indietro, ma che ci si debba affidare solo al buon senso di Tremonti mi sembra troppo» è la posizione il segretario Pd. Di qui la richiesta di discutere, cui il ministro replica con sarcasmo: «Discuteremo della mozione Bersani. Con tutto il rispetto per Bersani e per la “signora mozione”, così mi sembra un po’ riduttivo». Bersani si riprende il microfono: «Voglio ricordare che Sarkozy è andato in Parlamento a parlare della crisi, e lo ha fatto la Merkel. In venti mesi il signor presidente del Consiglio vuol presentarsi in Parlamento e discutere di crisi economica?». La platea applaude.
Lo fa anche su un altro passaggio. Il Pd chiede al governo «un patto di fedeltà fiscale», se non altro perché per abbassare le tasse occorre che tutti le paghino. «Una Maastricht per la fedeltà fiscale», così la chiama. «A Maastricht è morto d’Artagnan. Sceglierei un altro posto», ribatte il ministro. «Possiamo fare a Lorenzago...», la controreplica. Le battute fanno buon clima,ma alla domanda se sia più difficile combattere l’evasione dato il conflitto con la magistratura, Tremonti si appella «alla giustizia del popolo». La platea mugugna e pure forte. «Il popolo esercita la sovranità ma nei limiti della Costituzione. Non è il giudizio di Dio. Ci sono le regole», replica Bersani. E scatta il secondo, forte applauso. Restano le distanze sulle cose da fare: «Mettere un po’ di soldi nelle tasche di chi ne ha bisogno» per sostenere i consumi, «dare un po’ di lavoro in giro », fare «un grande programma di piccole opere». Idee che Tremonti respinge, appellandosi a piani ed azioni da fare con l’Europa.