Riforma delle professioni la controffensiva di Bersani
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Il Partito Democratico, tramite il suo segretario Pierluigi Bersani, ha presentato le sue proposte di innovazione e di liberalizzazione che faranno parte degli emendamenti alla manovra economica di Tremonti in discussione in parlamento. Ampio spazio è stato dedicato alle professioni con l’obiettivo di modernizzare e qualificare gli ordini e di sostenere l’accesso delle nuove generazioni. Frutto degli approfondimenti fatti con Domenico Posca, promotore della Rete dei professionisti da parte del responsabile dell’area economia della Segreteria Nazionale del Partito Democratico Stefano Fassina e di Antonio Lirosi. Le proposte contenute nell'emendamento che mira ad introdurre l’art. 44bis nel d.l.78/2010 possono così essere sintetizzate: 1. Riordino della disciplina e aiuto ai giovani; 2. Introduzione delle società e delle reti di professionisti; 3. Tirocinio breve e retribuito per i giovani; 4. Adeguamento degli ordinamenti professionali; 5. Riconoscimento di libere associazioni per le attività non ordinistiche; 6. Misure di sostegno comunitarie e nazionali ai professionisti.
a.bonafede@repubblica.it
LA PROTESTA DEI CONSULENTI
L’aspetto previdenziale appare molto penalizzante per i tantissimi professionisti italiani che non sono iscritti agli albi. Già da tempo l’A.N.CO.T. Associazione Nazionale Consulenti Tributari aveva denunciato tale situazione che penalizza diversi milioni di professionisti senza cassa e parasubordinati per lo più giovani i quali durante la loro attività lavorativa sono costretti a pagare un onere elevatissimo di contributi previdenziali mentre al momento della pensione il compenso spettante si ridimensiona considerevolmente. Anche di recente l’A.N.CO.T. ha avuto una ferma presa di posizione in merito alla miniriforma previdenziale approvata dalla Camera dei Deputati. A tal proposito abbiamo ritenuto doveroso a inviare una lettera a tutti i parlamentari sottolineando che "tutto il mondo dei professionisti iscritti alle Casse di Previdenza, di cui molti siedono nell’aula della Camera dei Deputati, esulta per l’approvazione della riforma Lo Presti che consente alle Casse di Previdenza di aumentare fino al 5% il contributo integrativo, pagato dai clienti, e di poterlo destinare al miglioramento degli importi delle prestazioni pensionistiche degli iscritti all’Ordine. Con il voto quasi unanime (uno solo contrario) avete approvato, con grande velocità nel giro di pochi mesi, un provvedimento a beneficio di una categoria. Ma lo sconcerto rimane per tutto un altro mondo che da anni sta pagando nella Gestione Separata INPS – Lavoratori autonomi il 27% di contributi per pensioni irrisorie e con contribuzione quasi doppia degli altri professionisti. Sono anni che la categoria subisce questa grande ingiustizia che la Commissione Lavoro ben conosce, ma voi Onorevoli parlamentari nulla fate per risolvere questo problema. Speriamo che questo messaggio arrivi alle vostre coscienze per una soluzione tanto rapida quanto quella dell’aumento del contributo integrativo. Come associazione diamo la nostra disponibilità ad avviare un confronto con le istituzioni al fine di individuare quelle possibili soluzioni per una riforma che tuteli i diritti di ognuno
PARAFARMACIE E LIBERALIZZAZIONI
Parafarmacista: questo per me è diventato una specie di insulto, e spiego perché. Siamo farmacisti laureati ed abilitati, quindi idonei per legge alla dispensazione di tutti i farmaci presenti nel prontuario italiano... molti di noi hanno lavorato decenni e ventenni nelle varie farmacie presenti sul territorio nazionale, ed eravamo idonei.
Nell'agosto del 2006 arriva la prima ventata di libertà, l'allora ministro Bersani liberalizza i cosiddetti farmaci da banco sop e otc, mentre prepara la seconda fase, la liberalizzazione dei farmaci di fascia c, quelli per i quali ci vuole la ricetta ma non erogabili dal S.S.N.
La riforma è pronta passa al senato, ma il governo cade e noi con lui. Da allora tutta una serie di ddl dall'una e dall'altra parte, chi a favore chi contro, un continuo rimandare le discussioni su di essi giocando con le nostre vite. Si perché la mancata liberalizzazione della fascia c, osteggiata in primis da Federfarma, ci ha ridotti in ginocchio, la gente si è stancata di venire da noi per sentirsi dire questo non lo possiamo vendere quello neppure, che fanno prendono da noi le siringhe e vanno in farmacia per gli iniettabili?
Così dopo tre anni di agonia, dopo aver compromesso il nostro avvenire e quello delle nostre famiglie continuiamo a scrivere a gridare aiuto, ma si sa che noi paghiamo le tasse esattamente quanto un titolare di farmacia? Sembra giusto dal momento che possiamo vendere circa il 5% dei farmaci in commercio, poi le condizioni vergognose a cui dobbiamo sottostare per essere forniti dai depositi... ce ne sarebbe da parlare per ore.
Come ad esempio dell'Ordine professionale presso cui siamo obbligatoriamente iscritti, che con grande sfacciataggine favorisce in tutto e per tutto la categoria dei titolari. Il presidente nazionale di tale ordine, della Fofi, il dottor Mandelli ci ha chiesto un documento in cui vengano messe per iscritto le nostre richieste, ma le assicuro che credo proprio sia solo per pura formalità... vedremo cosa accadrà.
Mi dilungo ancora, ci vorrebbero le ore per raccontare esattamente chi siamo. Recentemente il governo ha proposto nella futura finanziaria un taglio del 3,5% sul margine di guadagno dei titolari...apriti cielo!!!! Sono rovinati, dovranno chiudere o per lo meno tagliare il personale, non hanno dignità, si sa qual è il fatturato medio di una farmacia in Italia? 1.500.000 euro. Per questo ci sentiamo presi in giro, nessuno dà voce a quella che è stata un'anomalia tutta italiana, le parafarmacie.
Ormai ci siamo, abbiamo creato imprese a costo zero per lo stato, potremmo incrementare e dare lavoro, certo molti dicono che l'anomalia va soppressa continuando ad ignorarci per altri due tre anni e saremo tutti morti, tutti ad eccezione dei titolari di farmacia che hanno aperto come succursale una para, più anomalo di così! È un sistema giusto?
Tiziana Minoliti
IL RUOLO DEL FARMACISTA NON TITOLARE
Approfittando ancora una volta dello spazio offerto da Repubblica con il forum delle professioni, vorrei poter tornare a parlare del farmacista non titolare e della possibilità d'impiego legata al diploma di laurea. Uno sbocco lavorativo importante era stato finora quello dell' informazione medicoscientifica. Tale attività era nata per permettere un aggiornamento continuato e costante della classe medica con l'ausilio delle aziende farmaceutiche, ovviamente interessate alla promozione del farmaco. Per questa ragione l'informatore medico scientifico doveva essere ricercato tra laureati in materie scientifiche, ed il farmacista era quindi la scelta più logica vista la sua specifica preparazione. Tale professionista deve essere alle dipendenze della direzione scientifica di ogni azienda farmaceutica che deve seguire a sua volta le direttive del ministero. Questo a tutt'oggi, quando invece stiamo assistendo ad un proliferare di pseudo rappresentanti, con contratti commerciali vantaggiosi solo per la casa farmaceutica di appartenenza in quanto sicuramente più convenienti economicamente e non costretti a rispettare le regole di eticità di una corretta informazione scientifica. Tutto ciò io penso che va a concretizzarsi, oltre che in una perdita di posti di lavoro qualificato a favore di impiego chiaramente precario, ma anche ad una attività priva di ogni controllo e quindi negativa sia per il medico che per il suo paziente.