1/2/2011 ore: 8:16

Riciclaggio, condannato il re dei supermercati

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Dodici anni a Grigoli di Despar, era il prestanome di Matteo Messina Denaro

Palermo - Il patron della Despar in Sicilia era il braccio economico di Matteo Messina Denaro. In quei supermercati che avevano fruttato a Giuseppe Grigoli un patrimonio da 250 milioni di euro (ora confiscato) il boss trapanese ancora latitante investiva parte delle sue ricchezze. Entrambi sono stati condannati ieri sera a pene pesantissime dal tribunale di Marsala presieduto da Mario Zicchitella che ha usato la mano pesante soprattutto con il capomafia condannato a 27 anni di reclusione che, in continuità con una precedente condanna, hanno portato la pena complessiva al massimo previsto dalla legge, 30 anni di reclusione. Dodici anni, invece, sono stati inflitti a Giuseppe Grigoli, arrestato nel 2007, nei confronti del quale il tribunale ha disposto la confisca dei beni già gravati da un procedimento di prevenzione nato da un altro maxisequestro.
L´inchiesta, condotta dal pm della Dda Roberto Piscitello ora al ministero di Grazia e giustizia, è stata portata a conclusione da Sara Micucci e Carlo Marzella. All´associazione antiracket di Trapani, costituita parte civile, il tribunale ha liquidato 50mila euro a titolo di risarcimento del danno.
Da titolare di una modesta bottega di alimentari, Giuseppe Grigoli, anche lui di Castelvetrano come Messina Denaro, ha costruito un vero impero. L´anno della svolta, per lui, secondo gli inquirenti, fu il 1974, quando un incendio, certamente doloso, gli distrusse il negozio. Fu allora che l´imprenditore avrebbe scelto i suoi referenti criminali e sarebbe passato dalla parte di Cosa nostra.
In 30 anni Grigoli è diventato il "re dei supermercati" nella Sicilia occidentale, aprendo decine di punti vendita Despar con una posizione assolutamente dominante nella distribuzione alimentare, uno dei settori di investimento privilegiati dai boss come dimostrano anche alcuni "pizzini" ritrovati a Bernardo Provenzano nel covo di Montagna dei Cavalli. Grigoli secondo i pm sarebbe stato «a disposizione di Matteo Messina Denaro ma era anche capace di contrattare con lui, come dimostra il contenuto di uno dei pizzini, a firma Alessio, inviati a Bernardo Provenzano» in cui si trattava per l´apertura di un supermercato a Ribera.
I difensori di Grigoli, l´avvocato milanese Paolo Tosani e Antonello Denaro, del Foro di Prato, chiedendo invece l´assoluzione, avevano definito il loro assistito «una vittima» e si erano opposti anche alla confisca dei beni. Secondo la difesa, la cospicua disponibilità economica dell´imprenditore sarebbe solo frutto di un accordo con i fornitori: «Comprava la merce - aveva sostenuto l´avvocato Tosani - e pagava i fornitori a distanza di 40 giorni dalla consegna, ma già 15 giorni dopo, la fornitura era stata venduta nei supermercati».

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