8/7/2004 ore: 10:13

Rapporto Ocse: «L´Italia è ultima per posti e ore di lavoro»

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giovedì 8 luglio 2004

Pagina 29 - Economia

Allarme dell´Organizzazione dei paesi industrializzati per il peso del sommerso e per la debolezza della congiuntura
«L´Italia ha la crescita più anemica ed è ultima per posti e ore di lavoro»
Rapporto Ocse: ma il tasso di occupazione è salito di 4,6 punti in 5 anni

LUIGI DELL´OLIO

ROMA - Crescita economica più anemica rispetto al resto d´Europa, un´ampia sacca di sommerso e una crescita degli occupati che non è sufficiente a riportarci livelli europei. L´Outlook sull´occupazione dell´Ocse, presentato ieri a Parigi, mette sotto accusa l´Italia, salvando però gli sforzi compiuti negli ultimi anni per accrescere la flessibilità del mercato del lavoro.

A ciò si aggiunga che il nostro paese è penultimo per ore lavorate pro capite, davanti alla Francia, mentre a guidare la classifica è la Corea del Sud. Ai lavoratori di casa nostra va inoltre la palma per le vacanze più lunghe (7,9 settimane l´anno) in Europa.

Secondo le stime dell´Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, quest´anno il prodotto interno lordo italiano crescerà di un modesto 0,9%, contro il 3,4% medio dei 30 paesi più sviluppati e l´1,9% di Eurolandia. Il nostro paese dovrebbe riuscire a fare meglio nel 2005, con il pil atteso in progresso dell´1,9%. L´Ocse sottolinea che la crescita economica mondiale è trainata dalla locomotiva americana, dal boom asiatico e dalla ripresa in Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito. «Le grandi economie della zona euro, invece, continuano ad avere una crescita anemica, anche se va un po´ meglio in Francia rispetto a Germania e Italia».

Contrastante la situazione del mercato italiano del lavoro. Lo studio sottolinea che negli ultimi 5 anni il tasso di occupazione è cresciuto del 4,6%, ponendo l´Italia al terzo posto tra i paesi che hanno compiuto i progressi maggiori, dopo Spagna e Irlanda. Complice una politica di deregulation del mercato del lavoro, che portato a un boom di assunzioni tra atipici e part-time. Tuttavia resta ampio il divario rispetto agli altri paesi. Nel 2003 l´Italia ha registrato un tasso di popolazione attiva al lavoro pari al 56,2%, contro una media Ocse del 65%, e superiore solo a Polonia e Turchia. Alla fine del 2005 la disoccupazione nel nostro paese è attesa in calo all´8,5% dall´8,8% di quest´anno, ma resterà comunque più elevata rispetto alla media dell´Ue (8,0% quest´anno e 7,8% il prossimo).

L´Italia è, poi, ripetutamente chiamata in causa per «l´economia informale», cioè in nero, stimata al 15-16% del pil. «Far emergere l´economia sommersa - precisa la nota - permetterebbe lo sviluppo di un mercato del lavoro più equo e consentirebbe di allargare la base imponibile rendendo disponibili risorse necessarie per riformare il mercato del lavoro».
L´Ocse sottolinea anche che il lavoro nero è un fattore di attrazione per l´immigrazione clandestina. Infatti, tra i migranti prevale la considerazione che in Italia è facile trovare un lavoro anche senza documenti, grazie a «un´economia sommersa fiorente».

Per il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, «le previsioni per l´occupazione sono incoraggianti. La riforma del lavoro sta già funzionando».




   

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