Quote rosa nei cda Il Senato dice no
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La motivazione: «Impossibile comprimere la proprietà»
Parere contrario della commissione giustizia del Senato sul disegno di legge sulle quote rosa nei cda, nei collegi sindacali e nei consigli di gestione e di sorveglianze delle società quotate.
La commissione di Palazzo Madama, che ha approvato il parere a maggioranza, ha spiegato la sua contrarietà in cinque cartelle in cui spiega che «malgrado il principio posto a fondamento del disegno di legge debba ritenersi meritevole di tutela ma soprattutto di valutazione positiva, è indispensabile verificarne la sintonia con il quadro costituzionale vigente». In particolare ricorda come l’articolo 51 della Costituzione faccia «esplicito riferimento alla parità tra i sessi ai fini dell’accesso agli uffici pubblici ed alle cariche elettive», mentre «nessun riferimento, invece, la Costituzione opera, relativamente alla parità di genere, nella parte concernente la libertà di intrapresa (articolo 41 della costituzione)».
Questo per varie ragioni, a partire dalla «disponibilità dei diritti patrimoniali» che atribuisce «al cittadino ampia facoltà di disporre dei propri beni, riconoscendo spressamente il diritto di proprietà e garantendo le facoltà attraverso le quali si esplica. Ciò conduce, in assenza di limitazioni o di precetti espressi di rilevanza costituzionale, alla più ampia libertà di scelta».
La commissione giustizia osserva invece che «il disegno di legge prevede non una riserva di genere nel consiglio di amministrazione, nel consiglio di gestione e nel collegio sindacale delle società quotate» ma «un risultato di genere. Muovendo dalla premessa costituzionale, la compressione del diritto di proprietà e delle facoltà ad esso connesse è indiscutibile». Amaro il commento del presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro: «Per questo governo, le donne possono aspettare»