Quella sera Billè disse a D’Amato: «Non possiamo isolarli»

giovedì 12 aprile 2001
RETROSCENA
E quella sera Billè disse a D’Amato: «Non possiamo isolarli»
La linea morbida del numero uno dei commercianti trova consensi tra artigiani e cooperative
ROMA - Il presidente della Confindustria, Antonio D’Amato, sapeva da almeno una settimana che sulla riforma dei contratti a termine la Conf- commercio avrebbe rotto il fronte imprenditoriale. Le avvisaglie c’erano già state al convegno di Cernobbio, dove il presidente dei commercianti, Sergio Billè, aveva aperto alla Cgil, giudicando sbagliata la politica della Confindustria. Poi, mercoledì scorso, c’è stata una cena tra D’Amato, Billè e i presidenti dell’Ania (assicurazioni), dell’Abi (banche), della Confartigianato e della Confa- gricoltura, dove il caso è esploso. Billè ha annunciato agli altri capi delle associazioni imprenditoriali che lui un accordo sui contratti a termine senza la Cgil di Sergio Cofferati non lo avrebbe firmato. D’Amato non l’ha presa bene. E anche gli altri sono rimasti a dir poco sorpresi. «Ma come, hai mandato insieme con noi un mese fa la lettera a Salvi dove dicevamo che avremmo continuato la trattativa anche senza la Cgil e sul più bello cambi idea?». «Il tuo rappresentante (Luigi De Romanis) non ha forse partecipato a tutti gli incontri che abbiamo fatto finora e non ha forse condiviso i testi?». Queste le domande con le quali D’Amato e altri hanno cercato di mettere nell’angolo il presidente della Confcommercio. Ma Billè è stato irremovibile. La lettera a Salvi? Non impegnava a un accordo. De Romanis? È un funzionario della Confcommercio, e quindi non può prendere impegni politici. E qui la politica gioca un ruolo fondamentale. La mossa di Billè è infatti letta dagli altri come un tentativo del presidente dei commercianti di ritagliarsi un ruolo da protagonista nel fronte imprenditoriale aprendo un dialogo con la Cgil nel momento in cui la Confindustria, trovando sponda nella Cisl e nella Uil, cerca di isolare Cofferati. Una mossa, quella di Billè, che sarebbe funzionale al prossimo governo se questo fosse guidato da Silvio Berlusconi. Billè, a quel punto, potrebbe presentarsi come quello con le carte più in regola nel fronte imprenditoriale per fare da pontiere tra Berlusconi, col quale c’è intesa di fondo, e Cofferati. D’Amato ha rimproverato a Billè di non aver informato per tempo le altre associazioni delle sue intenzioni di non fare accordi senza la Cgil. Una sorta di tradimento, visto che tra Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura, Ania e Abi, c’è un patto di consultazione che va avanti da molti anni e che trova conferma nell’incontro tra i presidenti che, puntualmente, si svolge ogni due mesi. Incontro che una settimana fa, invece, ha quasi fatto saltare il patto, nonostante tutti, a fine cena, abbiano ribadito l’importanza di restare uniti. Billè ha spiegato che per il commercio i rapporti con la Cgil sono importanti perché molti dipendenti del settore sono iscritti a questo sindacato. Ma neppure questa argomentazione ha convinto D’Amato: «E cosa dovrei dire io che ho la maggior parte dei miei dipendenti iscritti alla Cgil?». Altro argomento sul quale insiste Billè sono i tempi: non c’è ragione di accelerare, la direttiva europea può essere recepita fino a luglio e si può chiedere anche un anno di proroga. Che urgenza c’è di procedere? Perché questa forzatura contro la Cgil?, chiede Billè. Domande che hanno aperto una breccia anche in altre associazioni imprenditoriali. Tra quelle che erano al tavolo, l’Ania forse oggi non andrà all’incontro in Confindustria, convocato per chiudere l’accordo con Cisl e Uil. E contrari a forzature sono anche le associazioni delle cooperative e gli artigiani della Cna. Sergio Billè, dall’ultimo piano di piazza Belli, sede romana della Conf- commercio, osserva soddisfatto.
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