25/5/2005 ore: 12:20
Quattro ore di sciopero generale per gli statali
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Quattro ore di sciopero generale per gli statali I sindacati ritrovano l’unità e proclamano un mese di mobilitazione Alla fine un compromesso l’hanno trovato: «Le segreterie di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di proclamare un mese di mobilitazione, con 4 ore di sciopero di tutti i lavoratori, da effettuarsi a livello regionale per sostenere il rinnovo di tutti i contratti a partire da quello del pubblico impiego. Le modalità della mobilitazione e delle lotte sarà decisa a livello nazionale». E’ stato Savino Pezzotta a leggere ai giornalisti il comunicato con il quale la «triplice» ha chiuso in poco più di un quarto d’ora la polemica della scorsa settimana. Non ci sarà uno sciopero generale nazionale di otto ore, ma in pratica uno sciopero al giorno per regione nell’arco di giugno. Sono soddisfatti la Cgil e la Cisl, che premevano comunque per una mobilitazione importante, è soddisfatta anche la Uil, che aveva chiesto una soluzione diversa rispetto al tradizionale «scioperone» di otto ore con annessa piazza piena a San Giovanni. «Solo in un giorno non avrebbe avuto effetti», ricorda il leader Luigi Angeletti. «Questa è la risposta giusta che si doveva dare e indirettamente è anche un messaggio a Confindustria», aggiunge Guglielmo Epifani. Pezzotta è soddisfatto perché alla fine il leader della Uil ha rispettato i patti: «È quello che avevamo concordato venerdì 14. Rispetto alle attese di divisioni interne e alle grandi e profonde lacerazioni, abbiamo invece confermato le nostre posizioni precedenti senza grandi problemi». Nelle parole del leader della Cisl c’è la spiegazione del perché di una mobilitazione di tutti i lavoratori e non solo di quelli pubblici: «Quella degli statali è una questione decisiva, perchè se un settore si blocca per così tanto tempo, c'è il rischio che si blocchino anche tutti gli altri contratti». Come a dire: se Confindustria ha insistito tanto su questo tema eccola accontentata. Del resto diversamente non poteva andare. Giovedì, dopo il fallimento di due vertici informali e (semi)segreti, c’è il primo incontro ufficiale con il governo per tentare di chiudere la trattativa. Una divisione fra i tre sindacati più importanti sarebbe stata una iattura. I tre lo sapevano, e per questo ieri mattina, prima di incontrarsi insieme a Corso d’Italia, i leader di Cgil, Cisl e Uil hanno riunito le rispettive segreterie e si sono sentiti informalmente per telefono. «Massima responsabilità», è stata la parola d’ordine per tutti. Chi ha dovuto cedere di più è stato Angeletti, il quale all’inizio proponeva lo sciopero bianco. «Speriamo di non dovere attivare la mobilitazione», diceva ieri sera per sottolineare che, almeno fino all’incontro di giovedì, la mobilitazione annunciata resta una pesante minaccia. Per il momento sono in pochi a scommettere su una rapida soluzione della vertenza. Dal governo continuano ad arrivare appelli alla responsabilità ma di soluzioni non c’è ombra. «Lo sciopero non serve a nessuno», dicono Stanca e Urso. Il ministro per l’Attuazione del programma Caldoro è ottimista: «Sarà il presidente del Consiglio a guidare la trattativa. Il governo vuole chiudere». Ma al di là del plauso dei diesse - «bene» dice il responsabile Lavoro Damiano - l’uscita di Caldoro resta una dichiarazione di intenti. «Stiamo lavorando», garantisce una fonte del governo. «Arriveremo con una proposta articolata». I nodi da sciogliere restano due. Da un lato l’accordo di massima sottoscritto nel vertice informale: la sconfessione da parte di Berlusconi della mediazione raggiunta da Siniscalco, Letta, Baccini e Alemanno non è piaciuta per nulla ai sindacati che lo hanno accusato di slealtà. «Quella mediazione è immodificabile», continuano a dire i tre leader che non sentono ragioni: o si riparte da lì, o non si va da nessuna parte. |