4/10/2007 ore: 10:26
Prodi: non siamo più il «malato d’Europa»
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Pagina 4 - Politica Economia L’ITALIA non è più «il malato d’Europa». Non lo è più dopo le cure prescritte dal governo. Prodi vanta i risultati economici raggiunti dall’Unione, ma ricorda che sulle riforme istituzionali il Paese è allo stallo. Non c’è intesa, infatti, tra opposizione e maggioranza. Davanti alla platea affollata dei corrispondenti della stampa estera in Italia, il premier rivendica i risultati raggiunti dopo 14 mesi trascorsi a Palazzo Chigi. Molti obiettivi centrati, ma non sul versante delle riforme istituzionali. Su quel fronte il premier non sparge ottimismo. «Vanno avanti con grande difficoltà - sottolinea - non c'è accordo fra maggioranza e minoranza sulla legge elettorale e sulla modifica delle strutture istituzionali di cui il Paese ha bisogno». Risposte a tutto campo quelle date ieri da Presidente del Consiglio nella sede romana della Stampa estera in Italia. Prodi è chiamato a esprimere il punto di vista del governo sulle emergenze di politica interna ed estera (Iran, Medio Oriente, Kosovo, Africa, ecc.). Quanto all’Italia, spiega soddisfatto il Presidente del Consiglio, «abbiamo ripreso la crescita con un tasso vicino a quello europeo; abbiamo cominciato una correzione leggera ma significativa nella distribuzione del reddito; c'è un buon successo nella lotta all'evasione fiscale, abbiamo avviato le liberalizzazioni con riforme già fatte nel campo delle assicurazioni, delle banche, delle telecomunicazioni». E questo mentre il ministro per le Attività produttive, Pierluigi Bersani, già prepara la terza lenzuolata di liberalizzazioni nel campo dell’energia». Risultati positivi, quindi. Ai quali non fa da contraltare, appunto, l’iter delle riforme e il dialogo tra maggioranza e opposizione sembra bloccato. Preoccupato il Presidente del Consiglio. Anche perché, secondo il premier, lo stesso Partito democratico potrà «avere successo» in funzione del bipolarismo e, quindi, di una legge elettorale che salvaguardi e rafforzi la scelta bipolare. Ma, ripete Prodi, «le riforme non ci sono e non si verificano progressi sostanziali». Mentre «la riforma elettorale è una condizione necessaria per la stabilità del Paese, visto che quella attuale crea sempre maggioranze difficili». Ma Prodi, ieri, incalzato dai giornalisti stranieri in Italia, ha parlato anche di immigrazione. Rivendicando di aver portato avanti «la politica delle porte aperte in modo responsabile». «Non modificherò» quell’approccio assicura il premier. «Abbiamo cambiato invece il modo di reagire agli aspetti patologici di questa politica. Non vogliamo criminalizzare nessuno, ma chiediamo rispetto della legge italiana». Quanto alla politica estera, a proposito dell’Iran, il Presidente del Consiglio ha spiegato che l’Italia «ha sempre detto che le sanzioni sono uno strumento per spingere al dialogo» e, visto che, «questo dialogo è cominciato, dobbiamo tenere le sanzioni sullo sfondo: inasprirle prima di sedersi al tavolo non credo sia la scelta più appropriata». Per Prodi, in sostanza, è essenziale che le «trattative abbiano un risultato». Quanto al Medio Oriente, poi, l’Italia lavora «perché la Conferenza di pace parta e il negoziato funzioni». La Birmania, quindi. Serve «un'azione internazionale più forte e più energica - sottolinea il premier - Perché se la situazione può sembrare calma in superficie, in realtà è disastrosa». E il Presidente del Consiglio rivela anche di avere scritto ai premier di Cina e India «perché si adoperino nella soluzione della crisi». |