3/10/2007 ore: 10:01
Prodi non chiude sul welfare: «Modifiche in Parlamento»
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Pagina 10 - Economia "Modifiche in Parlamento" TORINO - Il giorno dopo i fischi alla Fiat, il nodo del welfare divide i sindacati e la maggioranza. Romano Prodi sembra però intenzionato a tirare dritto: «Quando si firma un protocollo - ha spiegato ieri sera al Tg1 - poi bisogna andare avanti con coerenza». Il premier tuttavia non chiude la porta alle modifiche: «È chiaro che potrà farle il Parlamento». Ma su quali modifiche si può trattare con l´ala sinistra dell´Unione? Il ministro del Lavoro Cesare Damiano parla di una «riscrittura nella traduzione legislativa» di alcune parti relative ai contratti a termine, ma si fa prudente sugli altri punti contestati. Favorevole a «qualche aggiustamento che non stravolga il senso complessivo dell´accordo» è Tiziano Treu, presidente della Commissione lavoro del Senato. Insomma mentre nelle fabbriche si discute, la strada della trattativa sembra aperta. Anche per Alessandro Bianchi, ministro dei Trasporti ed esponente del Pdci, «nell´iter parlamentare ci sarà modo e agio, se la maggioranza lo riterrà, di introdurre modifiche». Uno spiraglio viene dal segretario di Rifondazione, Franco Giordano: «Noi vogliamo migliorare l´accordo, rispettando pienamente l´esito del referendum ma interpretandolo concretamente». Per il governo però si apre un nuovo fronte con il mondo del lavoro, quello degli statali. La mancanza di stanziamenti per il rinnovo del contratto del pubblico impiego ha portato alla sollevazione dei sindacati, che oggi molto probabilmente proclameranno per venerdì 26 ottobre lo sciopero generale della categoria. Per il leader Cgil Epifani, il fatto che non siano previste in Finanziaria risorse per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici «è una cosa particolarmente grave perché se il pubblico si comporta così il segnale che arriva ai privati non è buono». Tornando al referendum sul welfare, fiducioso sul risultato della consultazione che i sindacati stanno svolgendo in questi giorni (hanno diritto al voto i lavoratori dipendenti, i precari, i disoccupati e i pensionati) è il segretario dei Ds, Piero Fassino: «Non credo che prevarranno i no. Se il protocollo dovesse essere bocciato, dal primo gennaio scatterebbe lo scalone, l´aumento delle pensioni basse non ci sarebbe, sparirebbero i miglioramenti contributivi a favore dei giovani lavoratori discontinui e non ci sarebbero i soldi per la riforma degli ammortizzatori sociali». Nelle fabbriche il clima è ancora caldo e le polemiche divampano. Tanto che il presidente di Confindustria, Luca di Montezemolo, invita alla prudenza: «Vivo in fabbrica e ho il massimo rispetto della libertà di espressione di chi lavora». Ma i fischi di Mirafiori bruciano ancora. Durissimo Raffaele Bonanni: il segretario della Cisl sostiene che «una minoranza in un posto che non rappresenta affatto il mondo del lavoro in Italia, a un certo punto fischia, non può diventare che è il mondo del lavoro che fischia». Immediata la replica della Fiom torinese: «Bonanni sbaglia, i sindacalisti devono rispettare tutti i lavoratori - risponde il segretario torinese, Giorgio Airaudo - e per rispettarli bisogna almeno venire ad ascoltarli a Mirafiori, come ha fatto lunedì Angeletti». |