4/5/2007 ore: 10:22

Prodi: aiuti diretti a famiglie e anziani

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    venerdì 4 aprile 2007

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    WELFARE DIFFICILE
    LE STRADE DEL GOVERNO

    Prodi: aiuti diretti
    a famiglie e anziani

    AMEDEO LA MATTINA
    ROMA

    Aiuti diretti alle famiglie numerose e agli anziani: Romano Prodi indica questa come strada migliore rispetto al sistema fiscale del quoziente familiare che secondo il premier ha degli effetti positivi, «ma non aiuta le fasce più povere». La virata del governo, che è stata annunciata dal presidente del Consiglio alla manifestazione per l’Anno europeo delle pari opportunità, sembra una mossa politica destinata a centrare una serie di obiettivi. Intanto serve a dare una risposta immediata e concreta alle condizioni di sofferenza sociale che emergono dall’indagine conoscitiva sulla condizione delle famiglie italiane, presentata ieri a Montecitorio. Serve anche a neutralizzare le diverse posizioni che in materia convivono all’interno della coalizione e nel nascente Partito Democratico. Poi è una risposta al «Family day» che si svolgerà il 12 maggio a Roma. Tra l’altro quel giorno Prodi parteciperà all’assemblea dei focolarini europei, a Stoccarda.

    Ma il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, esclude che le proposte del governo abbiano a che fare con la manifestazione organizzata dalle associazioni cattoliche. Tuttavia avverte che «se il Family day si limita a dire di no a questo o quel ddl, allora un’iniziativa così importante finisce con il privarsi di una grandissima opportunità».

    In Parlamento ci sono diverse proposte legislative di sostegno alla famiglia, tra le quali quella presentata da due senatori della Margherita, Bobba e Treu, che avrebbe un costo per le casse dello Stato di 2,5 miliardi. In sostanza tutto il tesoretto che deriva dalle maggiori entrate fiscali. Ma è una delle tante proposte che sono sul tavolo della maggioranza e del governo. Quale sarà la soluzione definitiva è ancora da stabilire. Per Prodi il punto è che «in Italia la politica di aiuto alle famiglie è pressoché inesistente, sia dal punto di vista fiscale che degli aiuti diretti». «Per questo motivo - ha spiegato il premier - stiamo impostando una politica sistemica di aiuto alle famiglie». Aiuti diretti, appunto. L’esecutivo ci sta lavorando, tenendo conto delle realtà dove si annidano le fasce di povertà: le famiglie numerose, gli anziani e le periferie. «È doveroso intervenire su questi capitoli: sono i più delicati», ha sostenuto Prodi.

    Molto soddisfatta la Bindi («Mi consolano le parole del presidente del Consiglio»), per la quale gli aiuti diretti tutelano davvero la famiglia, «al di là della propaganda che si fa intorno al quoziente familiare, senza valutarne fino in fondo le conseguenze». Uno stop alla propaganda anche contro i Dico su cui ieri è tornato a parlare Prodi, affermando che il governo ha fatto la sua parte con «serenità»: ora la parola è passata al Parlamento. In ogni caso, «la lettura attenta della nostra proposta sui Dico dimostra che non tocca nessuno dei diritti e requisiti delle famiglie. Il Parlamento ha in mano il nostro progetto, ma ce ne sono anche degli altri sul tappeto. Ora le Camere si assumano la responsabilità di fare una sintesi di questo capitolo». Tiepido invece il giudizio di Francesco Rutelli sui Dico. Per il vicepremier non è in cima agli interessi degli italiani e del Parlamento. «Abbiamo oggi in Italia tante famiglie che si trovano in difficoltà; la priorità certamente è dunque la famiglia. Non dobbiamo dimenticare che siamo in un Paese in cui avere dei figli non è incoraggiante: è un errore enorme».

    Rutelli non si pronuncia sulle proposte di Prodi. Nella maggioranza non c’è l’unanimità sull’uscita di scena del quoziente familiare che è il cavallo di battaglia di molti cattolici, dell’Udeur in particolare. E infatti il capogruppo dell’Udeur Mauro Fabris dice di non capire il perché di tutta questa avversione verso l’introduzione nella nostra fiscalità del quoziente familiare. Fabris ricorda la proposta di legge presentata dal suo partito: «A beneficiarne saranno soprattutto le famiglie più povere, visto che ne limitiamo l’applicazione ai redditi sotto i 100 mila euro. Nel frattempo, destiniamo il tesoretto alla riduzione dell’Ici per la prima casa».

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