Prezzi alti, salari bassi: sciopero della spesa
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martedì 13 settembre 2005
I prezzi sono alti, i salari troppo bassi: sciopero della spesa
Domani niente acquisti e cinque minuti di blackout. La Cgil: adesione convinta
di Luigina Venturelli / Milano
BORSE CHIUSE. Niente acquisti per tutto il giorno e blackout volontario dei consumi energetici per cinque minuti: un segno di protesta contro il carovita che affligge le famiglie dai prodotti alimentari ai carburanti, una iniziativa collettiva per chiedere «una riduzione generale dei prezzi del 20%». È il quinto sciopero nazionale della spesa indetto per domani dall’Intesa dei consumatori. «Uno sciopero volontario perchè non ci siano più scioperi obbligati dalla carenza di risorse degli italiani» puntualizza Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori. «Di fronte a una situazione generale di impoverimento delle famiglie che ha determinato il crollo dei consumi, non sono più rinviabili provvedimenti seri e immediati del governo». Ma fra le tante misure auspicate dalle associazioni dei consumatori ce n’è una irrinunciabile: «Il caro vita si batte solo se si abbassano i prezzi del 20% - sottolinea Carlo Rienzi, presidente del Codacons - senza bisogno di leggi, bilanci e stanziamenti».
Per domani, dunque, niente supermercato, parrucchiere, sigarette e colazione al bar, solo telefonate urgenti con il cellulare, spese necessarie come farmaci e biglietti dell’autobus anticipate al giorno prima. Ed ancora, dalle 11.30 alle 11.35, nessuna luce accesa, elettrodomestici spenti, niente rifornimento di benzina, spina tolta alle apparecchiature elettriche.
Le manifestazioni si terranno in quattro piazze d’Italia, a Milano, Catania, Genova e Roma, dove l’appuntamento è stato fissato davanti a Montecitorio. Lì le associazioni chiederanno anche al parlamento di aderire al blackout di cinque minuti per poi spostarsi davanti a Palazzo Koch e continuare la protesta contro il governatore Fazio a suon di magliette con la scritta «Banditalia».
Anche la Coldiretti promette «sorprese a base di pomodori» per criticare una distribuzione del reddito nella filiera agroalimentare che «di ogni euro speso per acquistare della passata fa arrivare agli agricoltori solo 9 centesimi. Non a caso i consumi alimentari sono scesi nell’ultimo anno del 10% ma i prezzi sono aumentati del 14%».
Allo sciopero della spesa aderiscono anche la Cgil, che assicura una partecipazione del sindacato «né formale, né rituale, ma convinta». Una scelta «a tutela di quanti subiscono la fallimentare politica economica del governo - spiega il segretario confederale, Marigia Maulucci - le scelte fiscali di riduzione delle aliquote hanno aumentato le diseguaglianze, impoverendo i redditi bassi e abbassando il tenore di vita ai redditi medi». Sulle stesse posizioni sono anche la Uil e i Ds, secondo cui l’iniziativa «raccoglie il disagio diffuso tra i cittadini, lavoratori e pensionati, che vedono un aumento dei prezzi dei beni, soprattutto quelli di prima necessità, non corrispondente all’andamento della crescita dei salari e delle pensioni».
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