6/11/2001 ore: 10:37

Previdenza, ora della verità sulla delega

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Il Sole 24 ORE.com



    Oggi Governo e sindacati di nuovo a confronto sulla riforma del Welfare - Il ministro Maroni a Cofferati: «Non è una trattativa finta»

    Previdenza, ora della verità sulla delega
    La Cgil rilancia: se salta la scelta del collegato, intesa su Tfr ed età pensionabile - Dal Fmi ok al rapporto Brambilla e al Libro Bianco
    ROMA - Il confronto sulla riforma delle pensioni è a un bivio: oggi sedendosi al tavolo con il Governo i sindacati decideranno se rompere la trattativa o se prolungarla anche oltre il 15 novembre, scadenza "ufficiale" per il varo della "delega". Che, secondo il dispositivo messo a punto dai ministeri del Welfare e dell'Economia, dovrebbe prevedere in prima battuta le misure per rilanciare i fondi pensione e cartolarizzare il Tfr. E ad esserne consapevole è anche il ministro Roberto Maroni che sembra orientato a scendere direttamente in campo incontrando questa mattina informalmente i sindacati, prima della riapertura ufficiale del tavolo tecnico, per evitare una rottura prematura ma senza atteggiamenti remissivi. Già ieri il ministro ha replicato alle critiche della Cgil: «La trattativa è tutt'altro che finta». E ha ribadito: «Alla fine, sentite le valutazioni di tutti, il Governo deciderà». Ma proprio la Cgil ha subito rilanciato: «Se il Governo rinuncia alla delega siamo pronti a trattare» su fondi pensione e liberalizzazione dell'età. In particolare, la Cgil si dichiara pronta ad affrontare le questioni dello sviluppo della previdenza integrativa, anche attraverso lo smobilizzo del Tfr, e degli incentivi per favorire il proseguimento dell'attività lavorativa (alzando così di fatto l'età di pensionamento). Un'operazione che, una volta accantonata la delega, potrebbe anche confluire nell'emendamento alla Finanziaria che il Governo si appresta a presentare per aumentare le pensioni minime, rinviando gli altri temi a un supplemento di trattativa.E a confermare che l'ostacolo principale è la delega è la Uil. Che nel ribadire il suo «no» sottolinea come sulla previdenza non ci sia alcuna divisione tra i confederali. I sindacati, insomma, lasciano aperta una porta alla trattativa. E proprio facendo leva su questo spiraglio Maroni e il sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla, cercheranno oggi di convincere Cgil, Cisl e Uil ad andare avanti. Confidando anche su un'arma ancora non del tutto certa: la possibilità di rinviare di almeno un mese il varo dei collegati (e quindi dell'eventuale delega) e indirizzare così il confronto esclusivamente sui contenuti. Maroni comunicherà anche ai sindacati che i criteri definitivi per l'aumento delle pensioni "basse" a 516 euro mensili saranno decisi l'8 novembre dal Consiglio dei ministri. Ieri il ministro rispondendo alle critiche dell'opposizione ha confermato che la copertura finanziaria per questo intervento è garantita. Nuovo round sulla riforma. Oggi i sindacati chiederanno al Governo di scoprire le carte. Ma, con tutta probabilità, sulla delega Brambilla cercherà di prendere altro tempo confidando nelle piccole aperture arrivate nelle ultime ore da Cgil, Cisl e Uil e nella possibilità di far slittare il collegate oltre il 15 novembre. I ministeri del Welfare e dell'Economia restano comunque orientati a utilizzare la delega per realizzare una riforma in due fasi entro la prima metà del 2002: la prima dovrebbe prevedere il rilancio della previdenza integrativa (con la parità tra fondi chiusi e aperti e l'abbattimento dell'aliquota fiscale), la cartolarizzazione del Tfr e possibilmente la liberalizzazione dell'età; nella seconda dovrebbero prendere corpo gli altri interventi sulla previdenza obbligatoria, a partire da quelli sulle "anzianità". Gli aumenti delle "minime". Al Welfare si stanno facendo gli ultimi conti. Ieri al relatore alla Finanziaria, Ivo Tarolli (Ccd-Cdu), ha affermato che «l'aumento interesserà 2-3 milioni di persone» a partire dagli «over 65». Ma l'ipotesi più probabile resta quella delle fasce differenziate: ritocchi per gli «over 71» con assegni al minimo e per gli «over 65» con trattamenti di invalidità e inabilità. Dal Fmi ok alle riforme. Il consiglio esecutivo del Fondo monetario internazionale ha discusso ieri a Washington dell'economia italiana anticipando che vi sarà un rallentamento del tasso di crescita del Pil all'1,4%. I direttori esecutivi del fondo hanno apprezzato le considerazioni sia del rapporto Brambilla che del Libro Bianco sottolineando che i propositi affermati «si muovono nella giusta direzione». Da parte di alcuni dei partecipanti al dibattito, e in particolare gli Stati Uniti hanno espresso un generale apprezzamento per quello che sta facendo il nostro Paese ma hanno chiesto di porre l'accento con urgenza sia sulle riforme per snellire la Pubblica amministrazione sia per accelerare i tempi delle privatizzazioni. Alcuni membri hanno espresso però qualche perplessità sui tempi e sulla capacità del Governo di portare a termine le manovre previste. A parte le considerazioni sui tempi però l'Italia resta in linea con tutti gli altri Paesi europei. Marco Rogari
    Martedí 06 Novembre 2001
 

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