Poste, altri 4mila posti a rischio e consegne a giorni alterni
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A rischio altri 4mila dipendenti di Poste italiane. Mentre 10 milioni di italiani residenti in circa 5mila comuni riceveranno la posta (giornali compresi) a giorni alterni, e su un migliaio di uffici pende l’ipotesi di chiusura. Sarebbe questo l’impatto del Contratto di Programma già siglato dall’ad dell’azienda, Massimo Sarmi, e dal ministro dello Sviluppo Paolo Romani, che il Cipe potrebbe autorizzare a giorni. Un altro notevole ridimensionamento dopo l’accordo di
nemmeno un anno fa (luglio 2010) su 6mila esuberi e la riduzione da 6 a 5 giorni di consegna (il che non accade in nessun altro Paese europeo eccetto l’Olanda, dove però il sistema di consegna è del tutto diverso), con un risparmio per l’azienda di circa 300 milioni di euro. E, se i 6mila di luglio sono stati gestiti attraverso prepensionamenti, dimissioni incentivate e trasferimenti ad altre funzioni, i 4mila esuberi di oggi finirebbero per essere licenziamenti a tutti gli effetti.
SCORPORO L’ipotesi, contenuta nel Contratto di Programma, è questa: effettuare il recapito della posta a giorni alterni «in ambiti territoriali con una densità di popolazione inferiore a 200abitanti per kmq», il che significa coinvolgere qualcosa come 5mila comuni e 10 milioni di persone. E, complice l’intenzione di chiudere almeno 800 uffici postali (ma potrebbero essere 1.500), significa anche la nuova valanga di esuberi. C’è di più.Comespiega Graziano Benedetti, che segue le Poste per la Slc Cgil: «Nel Milleproroghe si parla anche dello scorporo di Poste, che di fatto diventerebbe una holding di cui farebbero parte i servizi postali da un lato, e quelli finanziari dall’altro». Dove i primi continuano a navigare in perdita, mentre i secondi vanno a gonfie vele. Lo scorporo, insomma, nutre di ulteriori dubbi il futuro dei servizi postali in senso stretto. Poste continuerebbe ad indebolirsi nel suo settore tradizionale «dove, peraltro, da quest’anno vige una piena, completa e positiva liberalizzazione », attacca Emilio Miceli, segretario della Slc Cgil. «La corrispondenza funziona malissimo - continua - rischiamo un’ecatombe nella distribuzione dei quotidiani, la posta celere non va, nonostante i processi di esternalizzazione dell’attività e l’uso strutturale dello straordinario. Operando a giorni alterni si perderanno quei clienti che chiedono continuità del servizio e dell’attività aziendale e l’unica soluzione è quella di ricorrere ai fornitori esterni di servizi postali. Attenzione, il servizio universale è affidato a Poste e non a terzi; si rischia di scivolare lungo una china pericolosa ». Per chiarire, il servizio universale di cui parla la direttiva europea del 2008 e il dlg che la recepisce, prevede che la sua erogazione debba essere garantita a tutti i cittadini, in qualsiasi luogo, per almeno 5giorni la settimana. La Cgil intende dare battaglia. «Non abbiamo mai negato la necessità di una riorganizzazione del gruppo - chiude Miceli -maa questo punto chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto in grado di affrontare e risolvere problemi che rischiano di diventare devastanti per Poste Italiane »