Postalmarket: 330 licenziamenti
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giovedì 17 novembre 2005
Postalmarket 330 licenziamenti
Il «progetto Bernardi» non decolla Senza lavoro dal primo gennaio 2006
di Giuseppe Caruso/ Milano
CAPOLINEA - Dramma per i lavoratori della Postalmarket. Il gruppo Bernardi (azienda di abbigliamento con negozi in tutta Italia) che aveva acquistato l’azienda milanese da cui dipendevano più di 350 lavoratori, ha deciso di licenziarli. Il gruppo Bernardi aveva messo in piedi questa operazione con l’intenzione di aprire un centro commerciale in provincia di Milano, in cui avrebbe impiegato i dipendenti della Postalmarket.
Il progetto è saltato, a dire della Bernardi per l’opposizione delle amministrazioni locali e per lo scarso interesse dimostrato dalla regione Lombardia. Così, una volta arrivati alla fine della seconda proroga di cassa integrazione, sono state inviate 330 lettere di licenziamento, con effetto a partire dal primo gennaio dell’anno 2006.
Dora Maffezzoli, segretaria della Filcams Cgil di Milano e Lombardia, spiega come «al momento la priorità sia quella di aprire un tavolo di trattativa per risolvere il problema. Grazie agli stanziamenti di regione e provincia (circa 350mila euro) abbiamo potuto ricollocare già 25 persone, nonostante l’età media dei lavoratori della Postalmarket sia molto elevata, sono tutti over 45, e renda quindi problematico un ricollocamento. Chiederemo ancora un anno di cassa integrazione, visto che il lavoro intrapreso sta dando dei buoni risultati. E’ importante che la Regione Lombardia si occupi direttamente della questione e si impegni a fondo per concederci il tempo di cui abbiamo bisogno».
E proprio su questo fronte si muovono i consiglieri regionali dell’Unione che chiedono «una riconferma, da parte della regione, del programma di ricollocazione dei 330 lavoratori e lavoratrici Postalmarket: si dia loro un’alternativa vera al licenziamento incombente».
Ardemia Oriani, consigliere regionale dei ds, ricorda che «la vicenda Postalmarket, con l’invio delle 330 lettere di licenziamento, è ormai al punto più grave della sua crisi. L’azienda negli ultimi anni ha visto l’avvicendarsi di quattro diversi proprietari ed è ormai in amministrazione controllata. Occorre riconfermare il piano oltre la scadenza del dicembre 2005 per consentire l’accesso al lavoro da parte delle restanti lavoratrici coinvolte. Per fare ciò è necessario che l’azienda revochi i licenziamenti, che il ministero prolunghi la cassa integrazione straordinaria e che la regione rinnovi l’impegno assunto nel maggio scorso dallo stesso presidente Roberto Formigoni».
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