Portieri: arrivano i nuovi custodi

martedì 6 aprile 2004
Rinnovato il contratto per 50 mila portieri: diminuisce l’orario di lavoro e il ruolo si trasforma
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Assistenza agli anziani e sicurezza, arrivano i nuovi custodi Si occuperanno anche di vigilanza, controllando telecamere e sistemi antifurto degli edifici
Potrebbero essere presi come esempio. Il loro contratto nazionale lo hanno rinnovato a dicembre: undici ore in meno di lavoro, 6,5 per cento in più di stipendio (circa cinquanta euro) e una tantum di 367 euro. Sono i portieri dei palazzi. Cinquantamila, secondo le ultime stime: settemila dipendono dagli enti pubblici, gli altri lavorano per i condomini. Il 60% vive a Roma, Milano, Napoli e Palermo. Quarantenni pieni di idee. Pensano alla teleassistenza, a Internet, alla spesa a domicilio. Il loro pallino è diventare l’anello di congiunzione tra Regioni, amministrazioni locali e fasce deboli della società. Lo hanno anche chiesto dieci giorni fa in una lettera aperta ai ministri della Salute e del Welfare Girolamo Sirchia e Roberto Maroni: «L’Ascf (Associazione addetti ai servizi condominiali e di fabbricato) plaude all’iniziativa del governo di predisporre un piano a favore degli anziani contro una nuova emergenza caldo... Ma perché non coinvolgere anche la nostra categoria?». Del resto, sfogliando le voci del contratto firmato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Confedilizia, si capisce subito che qualcosa è cambiato. Spuntano nuove figure: «addetti alla vigilanza con mezzi telematici», «assistente condominiale», «addetti al coordinamento». Vuol dire che i portinai potranno controllare telecamere e sistemi di antifurto degli edifici o sbrigare piccole commissioni per gli inquilini disabili o meno indipendenti. Insomma, chi si ricordava il vecchio custode di una volta che sonnecchiava sulla sedia, o la signora un po’ pettegola alla quale non sfuggiva un nuovo accompagnatore, deve riaggiornare i parametri. Vittorio Cardini, segretario nazionale dell’Ascf, 42 anni e tre figli, dal 1989 a largo dei Fiorentini a Roma, è un portiere con alloggio. Racconta: «Quando ho cominciato guadagnavo 800 mila lire al mese. Adesso lo stipendio base è poco più di 900 euro. Il nuovo contratto? Finalmente ci dà valore. È il momento di investire sulla nostra professionalità. Possiamo essere molto utili al condominio, agli anziani, ai Comuni». Non tutti hanno accolto con favore le novità. Dice Massimo Nozzi, responsabile nazionale Filcams Cgil di categoria: «Insospettisce la riduzione da 59 a 48 ore settimanali. Ma è la conseguenza dell’adeguamento a una direttiva europea, con il decreto legislativo 66 del 2003. Finalmente anche noi siamo usciti dal Medioevo. I portieri, oggi, non sono più gli immigrati di una volta. Molti sono diplomati. Certo, ci sono gli stranieri, indiani, cingalesi o africani, concentrati al Nord. Siamo cambiati, questo è il punto. E cambieremo ancora».
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Elvira Serra
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 Interni
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