Popolare di Garanzia, appello a Bankitalia
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PADOVA - Quasi beffardamente il motto della Banca Popolare di Garanzia, l'istituto padovano sorto nel 2007 e finito nel giro di nemmeno tre anni in stato di liquidazione coatta, è ancora riportato in bella vista sul sito istituzionale della cassa.
«Noi garantiamo per voi», recita. Peccato però che oggi la Bpg, che è stato il primo istituto bancario nazionale sorto da un consorzio Fidi, non riesce a garantire nemmeno gli stipendi ai suoi 50 dipendenti. Tutti in cassa integrazione e con tre mesi di arretrati non pagati.
«Non ne possiamo più, è una presa in giro», hanno detto ieri alcuni di loro, che hanno protestato sotto le finestre della sede della banca in via Masini alla Stanga. «Le richieste sono semplici — ha dichiarato il segretario regionale della Filcams Cgil, Egidio Zanovello, in piazza assieme ai dipendenti Bpg —. Questi lavoratori vogliono da un lato che siano rispettati gli accordi dello scorso dicembre, che prevedono il pagamento in acconto del 70% delle mensilità in ritardo; dall'altro lato che la Banca d'Italia si impegni per la ricollocazione di tutti gli operatori, prossimi al licenziamento». Al termine dei 180 giorni di cassa integrazione, che scadranno a settembre, gli impiegati della Bpg verranno infatti rimandati a casa.
«Bankitalia non se ne può lavare le mani in questo modo — ha detto il sindacalista, annunciando tra l'altro una manifestazione di protesta a Roma il prossimo 28 aprile —. E'statoproprio palazzo Kochnel 2007 a dare l'ok al progetto di trasformazione del consorzio fidi in banca di garanzia. E ora deve salvarci». La Bpg quindi rischia di essere la prima banca italiana a fallire. Un'impresa che non è riuscita nemmeno alla Credieuronord, l'ultra-indebitata banca della Lega che venne salvata dalla Popolare di Lodi di Fiorani.
Il crac della Bpg, sul quale da mesi indaga anche la Procura, è stato il frutto di una gestione patrimoniale disastrosa, che ha accumulato un buco di di quasi 20 milioni. Che ora rischiano di pagare i circa 50 dipendenti rimasti. Visto che il vecchio consiglio di amministrazione dell'istituto, del quale facevano parte, tra gli altri l'attuale presidente di confindustria Francesco Peghin, il past-president Luca Bonaiti e addirittura l'attuale amministratore delegato dell'Inter Ernesto Paolillo (che ne fu presidente per un lungo periodo), è stato ormai sciolto da tempo.