9/3/2005 ore: 11:37
Polemiche sull'«integrativa»
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sezione: NORME E TRIBUTI - pagina 30 PREVIDENZA • Sindacati all'attacco sulle linee guida del Welfare per il conferimento del Tfr Polemiche sull'«integrativa» Al centro delle critiche l'intervento dei datori nella devoluzione se manca la comunicazione del lavoratore La Cgil definisce « non accettabile » un testo di questo tipo. Secondo la Uil, restano molti interrogativi da chiarire. E anche per l'Ugl rimangono diversi nodi da sciogliere. La tensione sale anche sul ruolo da attribuire alla Covip. Ma questa volta è il ministro Roberto Maroni a dare battaglia affermando che se non sarà restituita alla Covip l'intera vigilanza su tutta la previdenza complementare ( e quindi modificato il testo della riforma sul risparmio), le compagnie di assicurazione non potranno usufruire del flusso di Tfr che i lavoratori sceglieranno di destinare ai fondi. Quanto al confronto con le parti sociali, Maroni si è detto fiducioso su un accordo. Che però non appare semplice visto che i sindacati hanno già bocciato la bozza del primo decreto ( sulla gestione delle forme complementari), tra l'altro contraddetto, sul ruolo della Covip, dalla riforma del risparmio. E ai sindacati, che hanno chiesto a gran voce un provvedimento unico, non piace neppure la bozza del secondo decreto. Un testo, quest'ultimo, che è ancora in fase di lavorazione. L'attuale versione non si discosta molto dalle misure prospettate dal ministero del Welfare all'inizio del confronto, che non hanno incontrato i favori delle parti sociali inducendole ad elaborare un proprio documento comune. La bozza del Welfare. Sul silenzio assenso il testo al quale sta lavorando il Welfare prevede una sorta di compromesso tra la posizione iniziale dello staff di Maroni e le richieste delle parti sociali: se il lavoratore non si esprime nel termine di sei mesi, il datore di lavoro, in accordo con i sindacati, potrà scegliere in quale forma complementare collettiva indirizzare le sue quote di Tfr. In caso di mancato accordo, il Tfr andrà al fondo residuale dell'Inps. Le parti sociali invece chiedono che non ci sia nessuna pronuncia del datore di lavoro e che venga data una corsia preferenziale assoluta ai fondi pensione negoziali. Per quanto riguarda gli sconti fiscali, il Welfare non intende agire sui rendimenti ma sulle prestazioni. In particolare, la bozza prevede una tassazione « a titolo definitivo » del 15%, ridotta dello 0,30% per ogni anno eccedente il 15 ? anno di partecipazione al sistema di previdenza complementare, con un limite massimo di riduzione del 6 per cento. In forma di compensazione alle imprese è proposto un accantonamento in sospensione d'imposta di una somma pari al 5% dell'ammontare totale del Tfr smbilizzato. Verrebbe poi elevata dal 3 al 5% la quota di salario aziendale soggetta a decontribuzione. Il no dei sindacati. Morena Piccini ( Cgil) afferma che se le indiscrezioni sul meccanismo del silenzio assenso sono vere, la bozza « non è acettabile e riporta su un piano di indeterminatezza ciò che deve essere certo » , cioè la destinazione del Tfr a un fondo negoziale. S e c o n d o Adriano Musi ( Uil), l'anticipazione della bozza « non risolve le questioni poste dall'avviso comune » . Per Renata Polverini ( Ugl) sono « tre i nodi che la bozza non scioglie assolutamente: portabilità, ruolo della Covip e, soprattutto, silenzio assenso » . Covip, Maroni all'attacco. « Il problema della Covip è già risolto: o sarà reintrodotto il controllo anche sui prodotti assicurativi o questi non beneficeranno del flussi di Tfr » , ha detto Maroni. Che ha aggiunto: il controllo su questi prodotti può restare all'Isvap, ma « non credo che le compagnie di assicurazione vogliano tirarsi fuori da un flusso di 7 miliardi annui. Certo, se qualcuno pensa di avere tutti i vantaggi senza controllo ha capito male ».
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