19/9/2003 ore: 10:52

Pezzotta: tutti vogliono l'unità ma nessuno lavora per costruirla

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      Venerdí 19 Settembre 2003

      ITALIA-LAVORO

      Pezzotta: tutti vogliono l'unità ma nessuno lavora per costruirla

      ROMA - L'unità sindacale è irrimediabilmente lontana? I padri nobili del sindacato, Bruno Trentin, Pierre Carniti, Giorgio Benvenuto, gli stessi che nei primi anni settanta arrivarono a un soffio dall'unità organica, sperano di no. Riuniti per discutere di un libro di Mario Dellacqua che per le Edizioni Lavoro ha raccontato la storia di Luigi Macario, protagonista della Cisl dalle sue origini, hanno insistito tutti e tre nell'affermare l'impossibilità di rinunciare ai valori dell'unità, sostenendo che rinunciarvi sarebbe una follia. Peggio. Per Trentin è una «sciocchezza criminale» pensare, come purtroppo molti fanno oggi, «che l'unità sindacale sia uno strumento, che se c'è lo si usa, se non c'è se ne fa a meno». L'unità, hanno sostenuto, è invece un fine, perché in questo modo è possibile essere più forti e così riuscire a salvaguardare le conquiste delle lotte dei lavoratori.
      Ma oggi è ancora possibile guardare all'unità? I fatti di questi mesi lo negherebbero, perché mai forse negli ultimi quarant'anni Cgil, Cisl e Uil sono state più lontane. A parole, ancora tutto è possibile. Nessuno infatti, ha notato Savino Pezzotta, il segretario generale della Cisl, ne nega le virtù. Più difficile passare ai fatti, perché a suo avviso «l'unità si può realizzare solo in presenza di una proposta, una strategia comune». Che invece non c'è. Per capirne di più, ha insistito Pezzotta, l'unica strada è quella di rileggere con attenzione quanto è accaduto: «per capire gli errori commessi e non ripeterli».
      La realtà è che in questi ultimi 18 mesi, sempre secondo Pezzotta, si sono misurati due modi di concepire il ruolo del sindacato. «Un sindacato - ha detto il segretario generale della Cisl - ha deciso di entrare direttamente nell'agone politico per far valere le ragioni del lavoro, un altro ha scelto l'autonomia. E se un sindacato si avvicina a uno schieramento politico, subito si allargano le divaricazioni». L'errore di fondo è legato alla caduta di autonomia dal politico che ha caratterizzato la storia recente del sindacato e in particolare la forte e diffusa volontà di leggere i fatti sindacali come se il bipolarismo politico si dovesse applicare anche al mondo del lavoro. «Non è così - ha affermato Pezzotta - il miglior contributo che la Cisl ha dato all'unità è stato proprio il non accettare che il bipolarismo politico si applicasse anche al sindacato. Io - ha aggiunto - sto lontano dal potere, guardo solo ai miei rappresentati, nella convinzione che più ci si allontana dall'intrusione nello schieramento politico, più i sindacati si avvicinano».
      Ma per compiere il passo in avanti capace di portare poi più avanti è necessaria anche una precisa volontà, soprattutto una determinazione a misurarsi sulle convergenze, più che sulle divergenze. «Purtroppo - ha detto Pezzotta - non vedo oggi una grande spinta a cercare queste convergenze». Prevale invece la lettura politica, l'abitudine a leggere i fatti sindacali con una griglia politica, quella del bipolarismo. «Servirebbe - ha affermato il segretario generale della Cisl - una griglia sociale, attenta alle esigenze e alla forza dei corpi intermedi. Perché - ha insistito - io non sono obbligato a fare sintesi, io mi limito a badare agli interessi dei miei rappresentati». Carniti ha ricordato le tre questioni di fondo che minano i processi unitari. Il primo è la mancanza di autonomia. Lui, assieme a Benvenuto e Trentin, è stato al centro di tutta la lunga battaglia per l'autonomia del sindacato, partita dall'affermazione dell'incompatibilità dei ruoli di sindacalista e di parlamentare. Il secondo, le resistenze delle organizzazioni, che necessariamente si verificano. Il terzo, i processi di burocratizzazione, anche questi diffusi quanto perniciosi. Difetti che tuttora esistono, anche nella Cisl. Pezzotta non lo ha negato, ma ha chiesto di non marcare mai divisioni nette. «La Cisl - ha ricordato - ebbe proprio sull'unità profonde divisioni negli anni settanta, ma noi siamo figli di tutte e due le posizioni che allora si scontrarono».

      MASSIMO MASCINI

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