Pezzotta: trattiamo da novembre

sabato 17/7/2004- pag: 10 sezione: ITALIA-POLITICA
Il leader Cisl lancia una mediazione sulla riforma dei contratti dopo lo «strappo» con la Cgil
Pezzotta: trattiamo da novembre
«Prima tempi lunghi per il chiarimento tra noi, ma va indicata subito la data per il confronto con la Confindustria»
MASSIMO MASCINI
ROMA • Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl, non si vuole arrendere. Crede che trattare di politica economica e di contrattazione con la Confindustria sia un’occasione irripetibile, da non gettare via. E per recuperare il dialogo con la Cgil, che se ne è andata via sbattendo la porta, avanza una proposta. Offre tempo a Guglielmo Epifani, tutto quello che gli può servire. Fino al • novembre, anche più in là. Ma, aggiunge, per un problema di certezze dobbiamo indicare subito una data dalla quale cominciare a trattare. La palla è alla Cgil. Pezzotta, il presidente di Confindustria chiede un segnale unitario. Glielo darete? Sì, per quanto mi riguarda. Io credo fermamente che si debba discutere del sistema di contrattazione, tra noi sindacati e con la Confindustria, che per la prima volta dopo anni e anni si dichiara disponibile. Se il problema è il tempo, lo possiamo superare. Faccio una proposta. Esiste una commissione interconfederale che deve discutere di contratti. Ma non ha ancora cominciato a discutere. Adesso comincerà. È previsto che lavori per tutto settembre e magari anche fino a metà ottobre. Io dico di aspettare l’esito di questo lavoro e di prenderci poi ancora due o tre settimane per discutere al vertice del sindacato e cercare una posizione comune. Ma poi dobbiamo cominciare a trattare con Confindustria. Allora, prendiamoci tutto il tempo necessario, ma fissiamo adesso una data, anche se lontana, in cui cominciare a discutere della nuova contrattazione. E intanto andare avanti a trattare con Confindustria i temi della politica economica? Possiamo farlo da subito, ma dobbiamo indicare quella data in cui cominciare a trattare della struttura contrattuale. Non possiamo decidere dopo se fare o meno questa trattativa. La Cgil ha in calendario per settembre un’importante riunione del direttivo per discutere proprio di contrattazione. Non è un problema. Se cambiassero idea ne prenderemmo atto. Non verrebbero all’appuntamento, o non ci andremmo noi. Ma quella data dobbiamo fissarla adesso. Altrimenti non parte nemmeno il dialogo sui temi della politica economica? No, non avrebbe senso. Ma sarebbe davvero un peccato, daremmo un vantaggio al Governo in un momento molto delicato. Forse Epifani non vuole trattare con questo Governo? Se fosse così dovrebbe dirlo. Ma io ricordo che nel 1998, prima del Patto di Natale, di questi temi parlammo a lungo, anche se non arrivammo a un accordo. E allora, mi chiedo, cos’è cambiato? Il quadro politico? Ma è cambiato anche il quadro economico e certi errori non ce li possiamo permettere. Ma fissare questa data è davvero così importante? Sì, è un problema di certezze. Se la Cgil non vuole trattare la struttura contrattuale lo dica apertamente. Troveremo altre soluzioni. Ma non accettiamo che qualcuno decida di cosa si possa parlare e di cosa no. Un diritto di veto? Non lo accetteremmo mai. Possiamo essere in disaccordo, possiamo possono avere idee anche diametralmente opposte, ma nessuno può imporre che di un argomento non si tratta. Se qualcuno pensa che i temi che io pongo sul tavolo non debbano essere nemmeno discussi, allora salta tutto. Forse Epifani ha problemi interni alla sua confederazione. Tutti ne abbiamo. Il percorso virtuoso è quello di progressivi avvicinamenti? Io ho fatto una proposta, ho concesso tempo alla Cgil. La Cgil cosa mi risponde? Ma perché la Cgil non ha voluto discutere di contrattazione? Hanno detto che c’erano dei contratti aperti, ma c’è sempre qualche negoziato in corso. Hanno detto che si potevano fermare i rinnovi del pubblico impiego, ma già il ritardo è così forte che non si possono fermare. Hanno detto ancora che non avevamo una posizione unitaria, ma questa potevamo costruirla. Certo, deve esserci una volontà forte di arrivare a definire una posizione unitaria, altrimenti è tutto inutile. E se non se parlasse più? Con le regole attuali il 70% dei lavoratori non ha avuto contrattazione aziendale e quindi non ha goduto dell’aumento di produttività, andata per lo più ai profitti. Se non ci sono nuove regole come si rinnova il contratto dei metalmeccanici? Questo è un problema reale. La Fiom al suo congresso ha deciso che le regole del 1993 non valgono più. Io credo che noi dobbiamo trattare, senza però che questo negoziato influisca sulla stragione contrattuale, che deve proseguire con le vecchie regole fino a quando non ci sono le nuove. Ha parlato con Epifani dopo l’incontro in Confindustria? No. Ci parlerà? Sono sempre disponibile a parlare. Non è che è sorto tra voi un problema, come ai tempi di D’Antoni e Cofferati? Non ho mai avuto problemi personali. Ho un caratteraccio, questo sì, strillo e mi accaloro, ma solo con chi voglio convincere di una cosa. Sono stato allevato in un cortile, alzo la voce, difendo con veemenza le mie tesi. Ma non è un problema.
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