24/4/2002 ore: 11:20

Pezzotta: trattenute sindacali, il governo ne resti fuori

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Pezzotta: trattenute sindacali, il governo ne resti fuori

      ROMA - Stralciare le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori dalla delega sul mercato del lavoro. E riaprire il dialogo con il governo a partire da una piattaforma composta da 12 punti: dai problemi del Sud al modello contrattuale, alla formazione, alla partecipazione e all’immigrazione. E’ la proposta che ha avanzato ieri l’esecutivo della Cisl di Savino Pezzotta. In una giornata caratterizzata da nuove polemiche sull’attacco del ministro del Welfare Roberto Maroni sui presunti «privilegi» dei sindacati. Polemiche che non hanno risparmiato nemmeno il governo. Il ministro delle Politiche agricole Giovanni Alemanno, esponente della Destra sociale di Alleanza nazionale, che ha sempre avuto una posizione critica sulla sospensione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ha giudicato «inopportuna in un momento in cui bisogna fare ogni sforzo per riaprire il dialogo» l’intervista rilasciata domenica da Maroni al Giornale nella quale il ministro del Welfare ha invocato una legge per ridimensionare potere e prerogative delle organizzazioni sindacali. Con un implicito riferimento a proposte di legge già presentate in Senato e alla Camera dalla Lega, che stabiliscono il divieto per le aziende di effettuare trattenute sindacali sulle buste paga. E chiedono l’abrogazione della legge che consente all’Inps di versare ai sindacati le quote di iscrizione dei pensionati, prelevandole dalle loro spettanze. «Il governo dovrebbe astenersi dall’intervenire. Non capisco perché il governo debba mettersi a legiferare in materia sindacale», ha reagito Pezzotta. Mentre il segretario aggiunto della Uil Adriano Musi si è detto certo che le dichiarazioni di Maroni «non ci faranno cambiare idea. Sui diritti non si tratta e questa è una posizione unitaria».
      E’ toccato al sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi tentare di gettare acqua sul fuoco che minaccia di rendere ancora più incandescente il confronto fra governo e sindacati: «Maroni non ha fatto alcuna minaccia». Sacconi ha interpretato così la presa di posizione del ministro: «Se scoppiano le relazioni industriali è ovvio che qualcuno possa rimettere in discussione funzioni di pubblico interesse affidate dietro compenso al sindacato».
S. Riz.


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