18/7/2001 ore: 8:53

Pensioni, pronti i tagli dei contributi

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Il Sole 24 ORE.com



    Il piano del Governo: al 23% le aliquote sui dipendenti e al 19% sugli autonomi - Meccanismo «bonus-malus» al posto della Cig

    Pensioni, pronti i tagli dei contributi
    Nel 2002 la spesa crescerà il doppio del Pil - Oggi i correttivi al vaglio della commissione Brambilla
    Marco Rogari
    ROMA - Due sole aliquote per i pensionandi e un’aliquota unica di riferimento per gli ammortizzatori sociali. Il piano del ministero del Welfare per riequilibrare il carico contributivo riducendo gradualmente del 10% (dal 33 al 23%) l’aliquota sui lavoratori pubblici e privati e innalzando al 19-20% quelle su "autonomi" e parasubordinati (attualmente differenziate) è già in fase avanzata. Un piano che favorirebbe, secondo il Governo, il decollo della previdenza complementare e che fa parte integrante del progetto di riforma delle pensioni e degli ammortizzatori sociali destinato a confluire in uno dei disegni di legge collegati alla Finanziaria 2002. E proprio per gli ammortizzatori, compresa la Cig per le piccole imprese (per poi arrivare alle "grandi"), e le prestazioni temporanee il ministero sta pensando all’introduzione di un’aliquota unica imperniata su un meccanismo «bonus malus»: chi sarà in linea con le regole in vigore pagherà di meno per gli strumenti di sostegno mentre chi sarà "fuorilegge" pagherà di più. Già oggi la commissione tecnica presieduta dal sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla, comincerà ad esaminare i documenti preliminari e ad avviare un ulteriore lavoro di ricognizione sull’andamento della spesa pensionistica, anche sulla base dell’ultimo rapporto del Nucleo di valutazione del dicastero. Ma i dati contenuti nel Dpef varato lunedì dal Governo sono già eloquenti. Nel 2002, infatti, la spesa pensionistica crescerà quasi il doppio del Pil passando dai 326.500 miliardi del 2001 a 345.400 miliardi con una lievitazione del 5,7 per cento. E anche negli anni successivi le uscite della previdenza continueranno a crescere a un tasso medio del 4,4 per cento. Dati che confermerebbero la necessità di interventi correttivi, peraltro già in parte indicati nello stesso Dpef: liberalizzazione dell’età pensionabile; estensione del metodo contributivo a tutti i lavoratori; rilancio della previdenza complementare liberalizzando il Tfr e realizzando la parità tra fondi pensione chiusi e aperti. Ma al ministero del Welfare si stanno già mettendo a punto altri correttivi. Primo fra tutti quello relativo a un’incisiva azione di armonizzazione dei trattamenti previdenziali per porre fine all’era delle categorie privilegiate e tentare di ripianare i deficit di alcuni fondi speciali Inps. Non mancherà, con tutta probabilità, un ripensamento dei coefficienti di trasformazione per il calcolo dei trattamenti e un’accelerazione della cosiddetta fase transitoria prevista dalla riforma Dini. Ma quello che il Governo intende presentare alle parti sociali a settembre (anche se già dai prossimi giorni ci saranno incontri tecnici) è un progetto a tutto campo: riforma della previdenza obbligatoria; decollo della previdenza complementare; riordino degli ammortizzatori sociali. La bozza del piano, del resto, è stata già concepita a incastri. La riduzione di 10 punti delle aliquote contributive sui lavoratori dipendenti, ad esempio, dovrà avere una duplice funzione: cinque punti saranno destinati alla riduzione del costo del lavoro; altri cinque punti andranno ad alimentare la previdenza complementare. In questo modo non sarebbe necessario smobilizzare il Tfr per il quale viene prevista una liberalizzazione: il lavoratore sarà assolutamente libero di scegliere come utilizzarlo. In questo modo le liquidazioni non destinate obbligatoriamente ai fondi avrebbero un ruolo primario di ammortizzatore sociale. Il progetto deve comunque essere affinato, anche sulla base delle indicazioni delle parti sociali. E anche il taglio alle aliquote inizialmente potrebbe essere ridotto. Il compito di effettuare le simulazioni è stato affidato alla commissione Brambilla, che si riunirà oggi. Il ministro Roberto Maroni ha anche confermato che, a partire dal 2002, tutte le pensioni basse saranno progressivamente portate a un milione di lire al mese, ma ha ribadito che sull’eventuale riforma delle pensioni si deciderà solo a settembre.
    Mercoledí 18 Luglio 2001
 

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