Pensioni, Maroni congela la delega
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mercoledì 28 maggio 2003 |
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Il responsabile del Welfare: prima il vertice di chiarimento con Berlusconi Pensioni, Maroni congela la delega Commissione Fondi: Tfr libero. Il ministro: non decidete voi
DAL NOSTRO INVIATO RICCARDO DE GENNARO
PRAGA - Il fronte delle pensioni rischia di scaldarsi nuovamente. I sindacati vogliono risposte dal governo sulla delega previdenziale, ma sollecitano anche un chiarimento sulla linea dell´esecutivo dopo le posizioni assunte da numerosi esponenti e consulenti del governo a favore dei disincentivi che taglierebbero le pensioni di anzianità. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ieri ha assicurato che, in ogni caso, la delega resta "congelata" fino al suo incontro con il premier Berlusconi e il ministro Tremonti, incontro che potrebbe slittare anche dopo l´8 giugno, data di ultimatum dei sindacati. Nello stesso tempo, Maroni ha difeso i contenuti della delega e ha dichiarato che «non c´è alcuna necessità di modificare la linea già espressa ai sindacati», smentendo in questo modo quanto aveva sostenuto poco prima il suo sottosegretario Alberto Brambilla. Quanto ai disincentivi, il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, l´ha detto anche ai 1.200 delegati dei sindacati europei presenti al X congresso della Ces, che si chiude domani a Praga: «Il nostro presidente del Consiglio vuole mettere mano alla quarta riforma delle pensioni in dieci anni, ma non ha il coraggio di farlo. Dice dunque che bisogna fare una Maastricht delle pensioni, pensando di usare la dimensione europea per ridurre i diritti dei pensionati». Anche il leader della Cisl, Savino Pezzotta, giunto ieri, è assolutamente scettico rispetto alla Maastricht delle pensioni: «Che cos´è? Non esiste. Mettere dei paletti uguali per tutti è impossibile. Si possono delineare percorsi di armonizzazione, ma quanti anni ci vogliono?». Oggi i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil annunceranno le iniziative unitarie dei sindacati nel caso il governo non dia risposte adeguate sulla delega previdenziale entro l´8 giugno: quando fissarono l´ultimatum, i sindacati precisarono che nessuna forma di mobilitazione era esclusa, compreso lo sciopero generale: «Se il governo non blocca la delega noi non staremo fermi», dice Pezzotta. I sindacati ribadiscono il loro no alla decontribuzione sui giovani neoassunti e all´obbligatorietà del trasferimento del Tfr nei fondi pensione: «La cosa più intelligente è il silenzio assenso», ha precisato Luigi Angeletti. Uno stop al trasferimento obbligatorio del Tfr nei fondi pensione viene anche dalla Covip, la commissione di vigilanza sulle pensioni, che suscita le ire di Maroni. «Il trasferimento obbligatorio del Tfr alla previdenza complementare è inopportuno e problematico sotto il profilo giuridico», ha detto ieri il presidente Covip Lucio Francario. Secca la replica del ministro: «Sono sorpreso da questa uscita estemporanea, francamente su questo problema decide il governo e non la Covip». Epifani, Pezzotta e Angeletti si sono visti ieri sera in un ristorante di Praga per il fatidico incontro di chiarimento chiesto dal segretario generale della Cgil. Oltre al tema delle pensioni, i tre sindacalisti hannno affrontato il problema delle minacce nei confronti della Cisl e lo stato del tavolo con Confindustria su ricerca e innovazione, reti e infrastrutture, Mezzogiorno, formazione. Cisl e Uil propongono che i risultati del tavolo tra le parti sociali vengano portati alla discussione con il governo, ma la Cgil frena: "Non pensino a un Patto per l´Italia bis".
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