21/5/2003 ore: 12:20

Pensioni: Guerra d'assicurazioni

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21 Maggio 2003
ECONOMIA



 
PENSIONI
Guerra d'assicurazioni
Protesta dell'Ania che vuole contendere iscritti ai fondi sindacali. Billè: zitti fino a domenica
Prudenza in attesa delle elezioni amministrative il governo non si muove. Della delega se ne riparlerà la prossima settimana. Il Tfr scatena gli interessi


PAOLO ANDRUCCIOLI
Il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, ha pronunciato la frase che tutti pensano di questi tempi, ma che nessuno dice a voce alta. «Il problema delle pensioni - ha detto ieri Billé - è serio e parlarne una settimana prima delle elezioni significa avere degli effetti annuncio». Il presidente dei commercianti, che ieri era a Trieste per dare avvio alla sua campagna contro il referendum sull'articolo 18, non ha specificato bene a quali effetti annuncio si riferisse. Ma è scontata la materia di cui si tratta: prima delle elezioni è buona regola per i politici astenersi da qualsiasi commento sulle pensioni. E' una regola non scritta, come quelle dei marinai. Ma l'uscita di Billè la dice anche lunga, oltre che sulle abitudini dei politici di mestiere, anche sull'aria che tira. Il problema a quanto pare sta diventando sempre di più quello della scelta tra disincentivi e incentivi per ritardare l'uscita dal mondo del lavoro. E' un imperativo su cui tutti si concentrano e su cui anche la commissione europea sta dando il suo contributo come si racconta in questa stessa pagina. In Italia gli oggetti dell confronto-scontro sono diventati dunque due. Da una parte c'è la necessità di lanciare la previdenza integrativa e i fondi pensione che ne dovrebbero essere l'architrave. Dall'altra c'è il problema di ridurre in prospettiva il peso del costo delle pensioni sul Pil e alleggerire il rapporto tra pensioni e lavoratori attivi. Le due esigenze creano evidentemente tensioni politiche molto forti e lo scontro attraversa la stessa maggioranza e creerà probabilmente fronti anomali.

Uno dei fronti che non si considera quasi mai in questo contesto è quello che si può creare all'interno del mondo della stessa previdenza complementare. Quando si parla di fondi pensione si pensa infatti quasi sempre a quelli dei sindacati delle singole categorie del lavoro dipendente. Ma la partita è ricca (sono in gioco milioni di euro provenienti dal trasloco del Tfr ai fondi pensione) e sarà giocata senza risparmi di colpi perché ci sono interessi privati molto forti nel mondo della finanza e delle assicurazioni che cominciano a farsi sentire.

Ieri è stata la volta delle assicurazioni, uno dei soggetti più interessati al lancio della previdenza complementare privata. Il presidente dell'Ania (l'associazione nazionale delle imprese di assicurazione), Fabio Cerchiai, ha dichiarato che «la stesura in cui la legge delega sulla previdenza complementare è passata alla camera non ci soddisfa assolutamente, come cittadini e come assicurati». Il presidente interpreta il pensiero e le richieste di tutto il mondo delle assicurazioni che vogliono stare sul mercato e avere la possibilità di contendere iscritti anche ai fondi pensione negoziali, ovvero quelli creati dai sindacati sulla base delle categorie professionali.

Per il presidente dell'Ania, è necessario estendere ai lavoratori dipendenti la possibilità di scegliere anche i fondi pensionistici integrativi individuali che rappresentano il «terzo pilastro». «Si tratta - ha spiegato Cerchiai - di introdurre in questa fase tutte quelle possibilità, opzioni e facoltà che non obblighino nessuno a scegliere il cosiddetto primo pilastro o il secondo limitatamente ai fondi aperti». Il discorso del presidente è chiaro: non c'è solo da equiparare i fondi aperti a quelli «chiusi» (dei sindacati), ma anche di dare agevolazioni e spinta ai piani pensionistici individuali, ovvero alle assicurazioni. Prima di farli nascere si vorrebbero insomma indebolire i fondi pensione (che sono collettivi) per dare spazio alla previdenza non solo privata, ma rigorosamente individuale.

Nel frattempo - per la campagna sull'aumento dell'età pensionabile - spot del ministro Antonio Martino: gli ultrasessantenni sono una grande risorsa che non possiamo permetterci di sciupare. E tutti i lavoratori cinquantenni che sono stati espulsi dal mercato?


 


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