Giovedì 25 Gennaio 2001 italia - politica pagina 8 Ma Amato replica: non c’è bisogno di alcuna manovra correttiva
ROMA Il Governo esclude al momento correzioni degli obiettivi di crescita e di deficit definiti nella nota di aggiornamento al Programma di stabilità, approvato ieri con raccomandazioni e alcuni punti fermi dalla Commissione di Bruxelles. Non vi sarà alcuna manovra correttiva — precisa il premier Giuliano Amato — per compensare l’eventuale scostamento tra l’obiettivo programmato (0,8% del Pil) e quello che potrebbe delinearsi (almeno l’1,1 per cento).
In realtà, ogni decisione in merito è ritenuta al momento prematura. La eventuale revisione degli obiettivi è sostanzialmente rinviata a fine febbraio, quando l’Istat comunicherà ufficialmente il dato sulla crescita 2000 e il valore relativo all’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni. Su quella base, e alla luce degli andamenti tendenziali di finanza pubblica per l’anno in corso, il Governo baserà le proiezioni sui conti che saranno da lì a poco trasferite nella Relazione trimestrale di cassa.
«Non vi è motivo di apportare correzioni — assicura il ministro del Tesoro, Vincenzo Visco — perché eventuali scostamenti sarebbero meno che statistici. La Commissione ha approvato il programma di stabilità, ma l’istruttoria è ancora in corso. Il resto rientra nelle polemiche italiane». Dunque, al momento, il Governo resta fermo sulle stime di crescita del Pil, nell’anno in corso, al 2,9% e di un deficit-Pil che dovrebbe attestarsi nei dintorni dello 0,8 per cento, con il debito in discesa fino al 106,6% del Pil.
Nessuna reazione ufficiale al nuovo invito di Bruxelles a metter mano rapidamente alla riforma delle pensioni. La verifica sull’andamento dei conti prevista dalla riforma Dini del ’95, com’è noto, si farà ma non prima della formazione del nuovo governo. Commentano invece i sindacati, per ricordare alla Commissione europea che «non vi è da fare alcuna riforma delle pensioni». Se mai — osserva il numero uno della Cisl, Savino Pezzotta — è necessario il completamento di quella già avviata con il governo Dini, a partire dalla previdenza integrativa».
Ma anche la trattativa sul Tfr e sull’annessa questione della previdenza complementare è rinviata alla prossima legislatura. Dunque, di pensioni non si parlerà di fatto prima della messa a punto della prossima manovra economica. Il Governo, al momento, appare più preoccupato dell’andamento della spesa sanitaria. Questione che ha un impatto politico rilevante, essendo strettamente connessa con l’incerto destino del «patto di stabilità interno», e dunque con il rapporto primario tra Governo e Regioni. Lo scostamento, per quel che riguarda il fabbisogno, è accertato: si è intorno al 10% rispetto al 1999. Il problema — come ha rilevato il sottosegretario al Tesoro, Piero Giarda — è che non si sa bene a chi attribuirne la responsabilità.
A ben vedere, è ancora questa la maggiore incognita che pesa sui conti del 2001. In più, occorre verificare sul campo la tenuta delle misure di contenimento della spesa corrente, che la Finanziaria 2001 affida per gran parte alle maxi-aste on line per l’acquisto di beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche. Inoltre, non si hanno ancora informazioni di dettaglio sull’andamento del gettito tributario nelle primissime settimane dell’anno, poiché il ministero delle Finanze sta ancora ultimando i calcoli relativi al consuntivo del 2000.
In sostanza, non mancano i motivi di apprensione, anche se il saldo appare largamente entro il tetto degli accordi di Maastricht. Il problema, se mai, è la progressività della riduzione verso l’obiettivo del pareggio di bilancio, atteso per il 2003. E non si tratta di un calcolo accademico, poiché solo quando non vi sarà più un disavanzo annuale nei conti, il debito potrà cominciare a scendere anche in valore assoluto. E allora anche uno scostamento di tre decimali di punto, quale quello che sostanzialmente prevede Bruxelles per il 2001, potrebbe avere un suo impatto nella marcia di avvicinamento all’obiettivo finale.
Dino Pesole
|