Parmatour: nel mirino i rapporti con le Fs
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 Martedì 22 febbraio 2005
sezione: FINANZA E MERCATI - pagina 32
Cimoli sentito come testimone su Ecp, la joint venture tra Tanzi e le Ferrovie Nel mirino i rapporti con le Fs
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DAL NOSTRO INVIATO PARMA • Giancarlo Cimoli è stato ascoltato ieri mattina come persona informata dei fatti, nella veste di ex amministratore delegato delle Fs, dal sostituto procuratore di Parma Vincenzo Picciotti che indaga sul capitolo Parmalat Parmatour. Tutto lascia supporre che il magistrato abbia compiuto alcune verifiche sulle vicende del ' 96' 97 connesse all'Ecp, l'impresa a capitale misto tra la Itc& p ( l'allora società per il turismo della famiglia Tanzi) e le Ferrovie dello Stato di Lorenzo Necci. Su questo argomento, tra l'altro, era stato sentito sabato scorso, fino a notte fonda, l'ex amministratore delegato della Ecp, Nicola Catelli, mentre in Procura si stava svolgendo l'interrogatorio di Calisto Tanzi.
La breve storia della Ecp riporta ai rapporti tra Tanzi, Banca di Roma e il suo presidente, Cesare Geronzi. La jont venture fu formalizzata nella primavera ' 96, sponsorizzata da Necci, sulla base di un piano d'impresa preparato dall'amministratore delegato della Andersen Consulting Carlo Artusi. Itc& p e Fs, azionisti dell'Ecp con quote paritarie del 49%, conferirono ciascuna alla nuova società 110 miliardi di lire di capitale.
Altri 15 furono apportati dall'istituto capitolino. Il denaro versato fu però immediatamente utilizzato dall'Ecp per rilevare per 110 miliardi le attività turistiche del gruppo Tanzi e per 38 una settantina di agenzie della Sestante Cit. Non solo quindi Tanzi non sborsò una lira, ma per di più scaricò nella joint venture i 300 miliardi di debiti ( su 400 di ricavi) che gravavano sulla Itc& p. Debiti quasi tutti nei confronti del gruppo Banca di Roma Bna. In sostanza, prestandosi a salvare una società decotta, le Fs facevano da garanti a un credito inesigibile di Banca Roma a fronte del quale Tanzi s'era impegnato con fideiussioni personali prossime alla scadenza. Peraltro, presidente del collegio sindacale dell'Ecp era l'avvocato romano Franco Vesperini indicato di recente come una " talpa" di Banca di Roma nelle aziende turistiche di Calisto Tanzi.
La joint venture tuttavia naufraga ugualmente nel gennaio ' 97 dopo l'arresto di Necci per presunte irregolarità sull'alta velocità e l'arrivo di Cimoli al vertice delle Fs. Ad accendere un faro sulla società è il ministro dei Trasporti Claudio Burlando, al quale si rivolge uno degli amministratori della Ecp, Roberto Cetera, in consiglio per conto delle Fs. Cetera rivela che Catelli ha proposto l'acquisto per 20 miliardi di lire del villaggio calabrese Baia Paraelios, riconducibile all'architetto Adolfo Salabè ( coinvolto nell'inchiesta sui fondi neri del Sisde) e sul quale è in corso un accertamento fiscale di un'altra ventina di miliardi. Burlando blocca l'operazione mandando a monte i piani di Catelli e Sergio Piccini, l'altro amministratore della Ecp in quota a Tanzi.
A dare il colpo di grazia alla società è lo stesso Cetera con la sua lettera di dimissioni del 31 gennaio ' 97 indirizzata al presidente dell'Ecp, Benedetto De Cesaris, e in allegato a Cimoli e a Fulvio Conti, coordinatore delle strutture di gruppo delle Fs. Cetera accusa di essere stato tenuto all'oscuro dei fatti societari, denuncia i sorprendenti valori di avviamento attribuiti ai cespiti della Itc& p, i dubbi sulle modalità di attribuzione di tali valori, sulla perizia con cui erano stati definiti, sulla mole dei debiti apportati da Tanzi, « sulla regolarità e legittimità di alcune operazioni compiute senza il mio consenso o precedentemente alla mia nomina » . A questo punto il " re è nudo" e la joint venture viene azzerata. Tanzi è costretto a rilevare il 48% dell'Ecp posseduto dalle Fs, restituendo i 110 miliardi utilizzati per l'acquisto dei suoi cespiti. A finanziare l'operazione, ancora una volta, è Banca di Roma con la garanzia di nuove fideiussioni sottoscritte da Tanzi.
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