Panini: «Affronteremo ogni singolo caso»
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Un gruppo di ragazzi si è incatenato ieri di fronte al Palafiera di Rimini, dove si tiene il congresso Cgil. Sono circa una ventina, vengono soprattutto dal Sud. Dicono di essere stati licenziati dal sindacato, dopo aver prestato diversi anni di lavoro, in alcuni casi in nero o comunque irregolarmente. Il manifesto ha riportato ieri alcune di queste storie, riprese nei mesi scorsi - denunciano i giovani - «solo dai giornali e dalle trasmissioni tv di destra, e dalle Iene». Siamo tornati a parlare con loro, mentre il segretario organizzativo Cgil Enrico Panini li ha incontrati e promette di «affrontare ogni caso, uno per uno, perché sono tutti diversi tra loro».
Ci concentriamo sulla storia di Simona Miceli: 32 anni, racconta di aver lavorato per ben cinque anni in nero all'Inca di Cosenza. «Nel 2003 ho, per così dire, preso servizio presso lo sportello del sindacato, ma non ho mai avuto un contratto. Venivo pagata con assegni mensili da 250 euro, che figuravano come rimborsi benzina: 30 centesimi a chilometro. Solo nel 2008, finalmente, è arrivato un part time a tempo indeterminato, a Castrovillari». Purtroppo, però, con il contratto non arriva la «regolarità»: «Ero pagata per un orario 9-13, ma mi è stato imposto un full time, fino alle 19. Quando sono andata a protestare, il segretario mi ha risposto che non mi faceva onore rivendicare pieni diritti quando ci sono tanti altri giovani che lavorano in nero e soffrono la povertà». Simona ha registrato queste dichiarazioni, e di recente il segretario di Castrovillari è stato indotto a dimettersi. La ragazza, comunque, è in causa: anche perché nel frattempo si è ammalata di depressione e di anoressia - «è tutto certificato dai referti medici, che correlano la malattia allo stress da lavoro» - è dovuta assentarsi oltre il consentito, e così è stata licenziata. Successivamente le sarebbe stata offerta una transazione da 70 mila euro, che ha rifiutato: «Io voglio lavorare in Cgil: se faccio tutto questo, è perché ci credo. E dico di più: essendo di sinistra, mi dispiace essere strumentalizzata dai giornali di destra, ma purtroppo finora mi hanno dato ascolto solo loro. Come me, ci sono almeno una trentina di casi», aggiunge, e ne elenca «3 in Sicilia, 5 in Calabria, 7 in Puglia, 3 in Campania».
Enrico Panini spiega che «ogni caso è diverso: a Lecce ad esempio abbiamo chiesto di pazientare per il tempo indeterminato, perché la sede è in deficit». «Per Palermo e Ragusa, ho messo su un confronto con i segretari interessati». «In Calabria, un segretario ha parlato in modo non conforme ai nostri valori, e perciò ha dovuto dimettersi. Comunque noi facciamo ispezioni continue, dunque sono casi isolati». I precari però restano sul piede di guerra: «Diamo una settimana di tempo per aggiustare tutto: altrimenti tra 7 giorni ci incateneremo davanti alla Cgil, a Roma, e chiederemo di vedere direttamente Epifani».