7/9/2007 ore: 10:09
Padoa-Schioppa: «Lo Stato spende troppo e male»
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Pagina 12 - Primo piano CONTI PUBBLICI IL LIBRO VERDE troppo e male» ROMA Lo Stato italiano spende male, è agli ultimi posti in Europa per efficienza; se non si saprà rimediare, dilagherà una «inqualificata protesta fiscale». Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa scatena così, con il «Libro verde sulla spesa pubblica», l’offensiva contro politici e burocrati che ostacolano il risanamento del bilancio. Ci sono sprechi da tagliare, dice, ma c’è soprattutto da usare meglio i soldi che ci sono. Si scopre, leggendo il Libro verde, che il nostro sistema giudiziario è il peggiore d’Europa: con lo stesso numero di magistrati e spese analoghe abbiamo i processi civili più lunghi, si tratti di divorzi, cause di licenziamento o di inadempienza contrattuale (per il penale i dati mancano). Non va malissimo invece la sanità, perché durata della vita e mortalità infantile sono a livelli buoni nel confronto mondiale; ma si spreca in troppi farmaci, troppe analisi complicate, troppi parti cesarei. Ancor più, gli indicatori di inefficienza puntano verso l’amministrazione vera e propria. Dal testo, opera della Commissione tecnica per la finanza pubblica, risulta che nemmeno i ministri più potenti, refrattari a ogni richiesta di risparmi da parte del Tesoro, riescono a governare davvero i loro ministeri. Non riescono a spostare spese da un capitolo a un altro, non riescono a muovere gli impiegati da un ufficio all’altro: ci sono rigidità che resistono a tutti i cambi di governo e di politica. Far piazza pulita, tagliare tutto, non sarebbe una soluzione. Per Padoa-Schioppa, se «l’insufficienza di strade blocca la mobilità di intere regioni, le università mancano di posti per giovani scienziati, il materiale rotabile delle ferrovie è vecchio, le forze di polizia faticano a reclutare personale adeguato» la risposta non può che essere spendere meglio, e con i risparmi attuare «una progressiva riduzione del carico fiscale sui contribuenti che hanno fatto il loro dovere». La malattia della spesa pubblica italiana, nell’analisi del Libro verde, si è aggravata negli anni conclusi con gli scandali di Tangentopoli, dal 1980 al 1992. Mentre altri Paesi rimediavano agli eccessi degli anni ‘70, noi continuavamo; si è formato allora il debito che ci schiaccia con 70 miliardi di interessi all’anno. Dal 1993 al 1999, nota il presidente della commissione, Gilberto Muraro, professore di scienza delle finanze a Padova, un calo è stato realizzato; ma di nuovo dal 2000 in poi l’aumento è ripreso. «Cinque anni di interruzione del risanamento» rimprovera il ministro dell’Economia ai suoi predecessori. Nelle strutture dello Stato il blocco della assunzioni, in cui ci sono cimentati governi di ogni colore, è sempre fallito; quando è diminuito il numero degli impiegati a posto fisso, è cresciuto quello dei precari. La mobilità, oggetto di ripetuti accordi sindacali, ha coinvolto numeri risibili di impiegati: solo l’1,6% ha cambiato ministero negli ultimi sei anni, mentre l’81% non ha nemmeno cambiato ufficio. Negli anni ‘90, gli impiegati pubblici avevano contribuito al risanamento con un quasi-blocco degli stipendi; dal 2000 in poi si sono in gran parte rifatti, ottenendo il 14% circa più del costo della vita. Il Libro verde analizza anche i tentativi di contenere la spesa fatti con la legge finanziaria 2007. Il taglio alle dotazioni di spesa dei ministeri (comma 507) è riuscito solo per due terzi, con un risparmio di circa 3 miliardi di euro. Il «Patto per la salute» sulla spesa sanitaria sembra abbastanza riuscito e potrebbe anzi servire di modello per altri settori della spesa. Il blocco del turn-over è fallito; per ridurre il numero dei dipendenti pubblici, come è necessario, occorre lavorare al dettaglio e non all’ingrosso. Dare suggerimenti operativi non era compito del Libro verde (che di verde ha in realtà solo il titolo, sulla copertina bianca); tuttavia, qualcuno se ne trova. Per far funzionare meglio il «Patto di stabilità interno» con gli enti locali, si potrebbero punire gli amministratori spendaccioni «quanto meno in termini di perdita di funzione»; per rendere più efficienti gli uffici giudiziari, eliminare quelli più piccoli accorpandoli con altri. Gli esperti della commissione ripetono che il loro è un lavoro paziente, e continuerà. |