8/10/2007 ore: 10:45

Padoa-Schioppa: «Le tasse sono una cosa bellissima»

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    lunedì 8 ottobre 2007
      Pagina 3 - Primo Piano

      FISCO E POLITICA
        Padoa-Schioppa: «Le tasse
        sono una cosa bellissima»
          «Con meno evasione Irpef giù».
          Angeletti: niente Inno alla gioia
            Gianna Fregonara
              ROMA — Le tasse? «Sono una cosa bellissima ». Ci vuole un bel coraggio di questi tempi, e infatti Tommaso Padoa-Schioppa lo premette, a dire una frase del genere in tv. Ma il ministro dell'Economia, intervistato a In mezz'ora su Rai3 da Lucia Annunziata, sul fisco è nettissimo: «La polemica anti- tasse è assolutamente irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire a servizi indispensabili come la salute e la scuola. Poi — precisa — ci può essere un'insoddisfazione sulla qualità dei servizi ma non una contrarietà di principio per le tasse».

              Una lezione di economia in pillole nella quale però il ministro non fa i conti con la politica e con l'attualità. E a tre giorni dalla polemica sui «bamboccioni», provocata da una sua battuta sugli aiuti ai giovani per pagare l'affitto se lasciano la casa dei genitori, il ministro fa un'altra dichiarazione spiazzante. Tace il centrosinistra, con rare eccezioni tra cui quella di Mauro Fabris dell'Udeur («Eviti le battute») e di Marco Rizzo del Pdci che consiglia al ministro di far pagare le «tasse ai suoi amici banchieri, visto che pensa che sono giuste ». Si arrabbia anche il segretario della Uil Luigi Angeletti: «Il ministro dell' Economia, invece di fare questo Inno alla gioia dovrebbe preoccuparsi di far pagare le tasse agli evasori e di ridurle ai lavoratori dipendenti».

              E per la Casa delle Libertà è un invito a nozze: «Padoa- Schioppa sta facendo le scarpe a Prodi nella classifica dell'impopolarità. Dopo aver rovesciato una gragnuola di tasse sugli italiani definisce "bellissime" le sue imposte», sorride Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi. Il vicepresidente del Senato Mario Baccini (Udc) si chiede se il ministro si sia reso conto di «non essere al circolo degli scacchi». Gianfranco Rotondi, Dc delle autonomie, suggerisce a Padoa-Schioppa di «contare fino a dieci, altrimenti passerà per il battutista, per nulla spiritoso, di questo governo».

              L'ex radicale Daniele Capezzone si domanda se a via XX Settembre non sia arrivato «un marziano»: «Non si sa cosa pensare: forse una gaffe, l'ennesima, forse una beffa crudele ai danni dei contribuenti, forse molto semplicemente il fatto che Tommaso Padoa-Schioppa ha perduto il contatto con la realtà del Paese che dovrebbe governare ».

              Più politico il commento di Fabrizio Cicchitto di Forza Italia: «È una frase rivelatrice della cultura e della mentalità di questo governo, che vede nell'imposizione fiscale una sorta di misura salvifica rispetto al peccato commesso da chi guadagna con il suo lavoro o la sua impresa, una visione penitenziale e punitiva della vita che si combina con il paternalismo altezzoso e arrogante di chi ha appellato i giovani come dei "bamboccioni"».

              Gaffe a parte, Padoa Schioppa nell'intervista di ieri, ha spiegato che sta pensando alla riduzione dell'Irpef chiesta dai sindacati: «Se il recupero dell' evasione fiscale continuerà, rispettando il vincolo del pareggio di bilancio, è naturale che si chieda una riduzione dell'Irpef. Non è ancora una decisione ma è naturale che sia così». Poi il ministro ha cercato di rassicurare i sindaci sulla diminuzione dell'Ici: «Sarà lo Stato ad accollarsi i nuovi oneri derivanti dalla sua riduzione».

              Il resto è una difesa delle scelte su Rai e Guardia di Finanzia: «Credo di aver fatto due ottime scelte, anche se sono stati due passaggi difficili e decisioni molto sofferte ». Sulle polemiche scatenate da Annozero e Ballarò Padoa- Schioppa preferisce tacere: «Non credo che un ministro azionista si debba esprimere su una particolare trasmissione. In più ho un motivo semplicissimo per non farlo, e cioè, che quelle trasmissioni non le ho viste. Molto spesso sono troppo tardi la sera per i miei orari».