11/6/2007 ore: 11:42
Padoa-Schioppa e il futuro del sindacato
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Pagina 11 - Politica IL MINISTRO DELL'ECONOMIA Padoa-Schioppa e il futuro del sindacato «L'alternativa è rinnovarsi o estinguersi» Conferma il giudizio dato in Senato circa l'operato del generale della Finanza Roberto Speciale, ma quando Riotta gli chiede conto dei dubbi avanzati da molti sulla proposta di trasferirlo alla Corte dei conti, dice di considerarli «perfettamente leciti». E rivela: «L'idea è nata in Consiglio dei ministri all'ultimo momento, non per proposta mia e capisco che possa essere criticata». Senza risparmiare, più avanti, il sindacato. Che deve rinnovarsi o estinguersi. «Penso che questa alternativa esista e se osserviamo le esperienze degli altri Paesi vediamo esempi dell'una o dell'altra cosa. Abbiamo un esempio britannico, in parte l'esempio francese dove il peso del sindacato è infinitamente minore rispetto a quello che era venti o trent'anni fa, abbiamo l'esempio della Danimarca, della Svezia dove le riforme sono state sospinte dal sindacato stesso». Chiosa Riotta: «Regaleremo una copia del suo libro ai sindacalisti Luigi Angeletti, Raffaele Bonanni e Guglielmo Epifani. Li vede più sulla strada dell'evolversi o dell'estinguersi?» Replica: «Nella storia del sindacato abbiamo pagine straordinarie di capacità di accettare cambiamenti nell'interesse del paese e momenti di grande chiusura». Mentre a Giorgio Cremaschi, della sinistra Cgil, che lo accusa di non aver cambiato «le ragioni sociali del bilancio», indirizza una stilettata: «Purtroppo nessuno, nemmeno il più bravo ministro di questo mondo, è capace di moltiplicare i pani e i pesci». Sottolineando con queste parole un difetto del Dna di tutto il Paese. «Noi facciamo come i ciclisti che scattano a 50 all'ora per raggiungere il gruppo che li stacca, ma che non sono capaci di fare una corsa di testa». Questo, sottolinea il ministro, «è l'elemento che manca, e non manca alla politica in particolare ma alla classe dirigente in generale». E allora, il prossimo scatto. «Tra pochi giorni dovremo prendere una decisione sulla Tav. Faremo come la città di St. Louis, da dove partì l'aereo di Lindbergh per Parigi, che dopo quell'impresa non costruì le infrastrutture necessarie, che vennero invece costruite a Chicago, con il risultato che St. Louis decadde e Chicago diventò una grande metropoli?». Padoa-Schioppa è categorico: «Sono convinto che la decisione sulla Tav sarà presa, che sarà presa in giugno e che la Tav passerà al di qua delle Alpi e che quindi noi saremo Chicago e non St. Louis». Il ministro dell'Economia non vuole svelare le carte sul prossimo Dpef, limitandosi a dire che si continuerà «a lavorare sulle tre direttrici della crescita, del risanamento e dell'equità, con il grande dato nuovo che sul risanamento abbiamo una priorità molto meno forte». Conferma che sul cosiddetto «tesoretto» non ci sarà da scialare («le risorse aggiuntive sono una frazione soltanto delle richieste che tutte le sere sentiamo anche al Telegiornale»). Poi si chiede anche lui, come un pensionato intervistato per l'occasione, perché «deputati e senatori vanno in pensione con soli cinque anni mentre i pensionati dal '93 a oggi ancora non beneficiano di nessuna rivalutazione». Ma precisa che «rivedere il sistema pensionistico dei parlamentari non è nella potestà del governo», che comunque «interverrà per migliorare le pensioni basse». E separare, già che c'è, la Rai dalla politica, «con una o due stanze di raffreddamento». A patto di non prendersi una bella polmonite. |