Ora la partita si gioca a Palazzo Chigi
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retroscena Roberto Giovannini
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(Del 19/2/2002 Sezione: Economia Pag. 3)
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IL LUNGO BRACCIO DI FERRO HA DIVISO ANCHE MAGGIORANZA E GOVERNO
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Ora la partita si gioca a Palazzo Chigi |
Passa la linea Fini e Letta. Sar? il premier a mediare con i sindacati |
ROMA
DOPO giorni di mosse e contromosse, alla fine un dato ? certo: la partita tra governo e sindacati si giocher? a Palazzo Chigi. Sar? Silvio Berlusconi a guidare le danze, probabilmente delegando molto a Gianfranco Fini, specie se dopo la prima presa di contatto il confronto dovesse prendere una buona velocit? di crociera. E nonostante gli sforzi di Roberto Maroni, non c?? dubbio che a questo punto il suo ruolo sar? certo importante, ma non di primissima linea. L?appuntamento a Palazzo Chigi potrebbe essere diramato per gioved?: non si sa se si tratter? di una convocazione ?plenaria? di tutte le 32 organizzazioni sociali (che potrebbe rendere la riunione un ?giro di opinioni?, pi? che un negoziato). Quello che si sa ? che nella ?Sala Verde? il presidente del Consiglio giocher? le sue carte a tutto campo, pronto a discutere di tutte le questioni economiche e sociali sul tappeto, indicando un percorso di ?metodo? in grado di contenere e limitare il conflitto con i sindacati, senza scontentare Confindustria. E confermando la strategia a suo tempo suggerita da Gianfranco Fini: ?togliere centralit? alla questione della riforma dell?articolo 18, su cui il governo (compatto su questo) non ha nessuna intenzione di concedere lo ?stralcio? chiesto dai sindacati, che equivarrebbe a una resa. Non c?? dubbio, per?, che prima o poi di licenziamenti si dovr? ben parlare. A quanto si apprende, comunque, una proposta di merito in effetti esiste. Ormai ? stata abbandonata la strada del ?congelamento? per 18 mesi dell?applicazione della riforma dell?articolo 18, sgradita al ministro Maroni, e di fatto bocciata dai sindacati confederali. Si pensa cos? a una completa riscrittura dell?articolo 10 della delega sul mercato del lavoro. Dunque, niente pi? tentativi di diversa articolazione della platea di lavoratori colpiti dall?abolizione del reintegro nel posto di lavoro se licenziati. Piuttosto, un ampio ridisegno (da varare in tempi congrui e col metodo dell??avviso comune?) del sistema di garanzie per l?intero mondo del lavoro, basato largamente sul principio del risarcimento economico in caso di licenziamento. Il ritorno del negoziato a Palazzo Chigi, comunque, avviene dopo settimane di confronto all?interno dell?Esecutivo e della maggioranza. Un confronto anche vivace, che ha visto contrapporsi un?ala ?dialogante?, desiderosa di evitare lo scontro a ogni costo col sindacato - di fatto capitanata dal vicepremier Fini - a un?ala di ?falchi?, intenzionati a usare meno riguardi nei confronti delle confederazioni. Del primo gruppo fa parte a pieno titolo il sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla, l?unico esponente del governo che in questi mesi ha tenuto vivo un esile filo di comunicazione con la Cgil. ?Dialogante per natura?, si sa, ? il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Altro esponente di peso di quest?area ? il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno, anima della ?destra sociale? di An e fortemente pressato dal sindacato di destra, quell?Ugl (con solidi contatti nel gruppo parlamentare) che contro il governo ha scioperato. Ci sono poi i centristi: Rocco Buttiglione e Carlo Giovanardi, che faticano a tenere a bada il gruppo parlamentare. Sull?altro versante, il capofila dei ?falchi? ? il sottosegretario al Lavoro Maurizio Sacconi, molto vicino al direttore generale di Confindustria Stefano Parisi. Sulla stessa linea ci sono il ministro delle Attivit? Produttive Antonio Marzano e il viceministro all?Economia Mario Baldassarri. E Roberto Maroni, che di fatto si ? trovato sulla linea del fuoco, duramente contrapposto a Cgil-Cisl-Uil. Nei giorni scorsi i ?dialoganti? hanno tentato l?affondo, cogliendo gli imbarazzi di Palazzo Chigi per lo stato di crescente tensione, con Berlusconi preoccupato per i sondaggi negativi, e Fini allarmato per i malumori del suo elettorato di riferimento. Hanno cos? messo a punto una proposta che (pur non prevedendo lo stralcio) nei loro intenti poteva rappresentare una carta per una possibile ?pace? da mettere a disposizione del governo. Da mettere a disposizione - questo era il calcolo - in particolare di Gianfranco Fini. Un affondo senza successo, per pi? ragioni. In primo luogo, il vicepremier ha preferito fare un passo indietro, per non sancire una spaccatura vera all?interno dell?Esecutivo. C?? stata la ferma reazione di Roberto Maroni e Umberto Bossi, il ?niet? immediato di Confindustria; ma soprattutto ? stata decisiva la freddezza con la quale i sindacati hanno accolto lo schema del ?congelamento? della partita sull?articolo 18. Alla fine, il confronto tra ?falchi? e ?dialoganti? ha trovato una composizione ?ragionevole?: la palla passa a Palazzo Chigi, che riprende in mano le fila del negoziato. Perch? finisse cos? in queste ore si sono molto spesi Fini e Letta; mentre non c?? dubbio che molte minori ragioni di soddisfazione ha Roberto Maroni. Del resto, mercoled? scorso allo stesso Maroni analoga richiesta - spostare tutto a Palazzo Chigi - avevano espresso nel corso di due incontri riservati i leader di Cisl e Uil, Pezzotta e Angeletti. La partita ricomincia: resta da vedere se i sindacati si accontenteranno di un ?percorso? che non prevede la cancellazione della riforma dei licenziamenti. In quel caso, il confronto potrebbe avere vita molto breve. |
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