Operaio-massa addio: l’Italia che lavora si scopre «individuale»
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In una ricerca Censis il profilo del nuovo occupato: fedele a se stesso, senza rapporti con i sindacati
Operaio-massa addio, l’Italia che lavora si scopre «individuale»
ROMA - Il segretario della Cgil, Sergio Cofferati, si lamenta perché il cinema e la cultura italiana e perfino la politica non sanno più interpretare il valore sociale del lavoro, ma forse questo dipende anche dal fatto che il lavoro non corrisponde più a nessuno stereotipo: non solo a quello della fabbrica e dell’operaio-massa, ma nemmeno a quello del lavoratore dipendente. L’individualismo avanza a tutti i livelli. Come testimonia anche l’indagine del Censis che è stata presentata ieri. L’istituto di Giuseppe De Rita ha sottoposto un lungo questionario a un campione di 500 lavoratori e ha scoperto, ad esempio, che il 60% non ha rapporti con il sindacato e che solo il 9,8% pensa che lo sciopero possa servire a qualcosa. Il Censis traccia poi un identikit dei lavoratori individuali, che in Italia sono oltre 12 milioni (dall’imprenditore alla colf): individui spesso a elevata professionalità, culturalmente vivaci e curiosi, giovani ma non solo, fedeli innanzitutto a se stessi più che all’azienda. I risultati dello studio sono stati commentati dall’economista di Forza Italia Renato Brunetta, dallo stesso De Rita e da alcuni sindacalisti. Secondo Brunetta, non ha più senso la divisione tra lavoro dipendente e autonomo, perché alla stessa persona possono essere chieste prestazioni da autonomo e da dipendente. È il caso di molti lavoratori atipici: professionisti con o senza albo, parasubordinati, titolari di partita Iva, collaboratori occasionali, coordinati e continuativi, consulenti e lavoratori interinali. In un mercato del lavoro privo delle certezze del passato, pieno di opportunità, ma anche di rischi, il 76,4% degli intervistati si affida alla formazione come a una bussola. E il 72% insiste anche sulla necessità di «fare rete», cioè di scambiare costantemente con altri idee e opportunità. Questi bisogni vengono però vissuti individualmente, anche perché spesso manca il luogo di condivisione dei problemi, cioè la fabbrica o l’ufficio. I nuovi lavoratori sostituiscono così il conflitto col disagio provocato da un sistema di lavoro che da inclusivo è diventato selettivo, dice il Censis. Difficilmente i lavoratori individuali riempiranno le piazze. Il 59,2% non ha rapporti di sorta con le strutture di rappresentanza collettive e quasi il 64% difende da solo i suoi interessi di lavoro, mentre il 35% ritiene affidabile il contratto individuale. Per i sindacati, ma anche per le organizzazioni della piccola impresa, si tratta di una sfida al cambiamento, per raggiungere e «catturare» questi lavoratori. Che hanno certamente alcune caratteristiche in comune, ma che sono molto diversi tra loro. Affascinati dal nuovo se porta successi, impauriti e delusi se restano vittime della legge del più forte.
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Enr. Ma.
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 Economia
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 © Corriere della Sera
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