2/2/2005 ore: 12:02
Ok a studi multidisciplinari
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martedì 1 febbraio 2005 pagina 37 Ok a studi multidisciplinari Ieri al ministero delle politiche comunitarie il confronto sulla direttiva servizi. Via alla pubblicità. No alle prestazioni temporanee Ginevra Sotirovic Studi multidisciplinari, più comunicazioni commerciali, ma niente prestazioni temporanee almeno nel campo delle libere professioni. Dopo le prime modifiche apportate in Commissione a Bruxelles si presenta così il nuovo testo della proposta di direttiva sui servizi nel mercato interno europeo del quale si è discusso ieri al ministero delle politiche comunitarie con associazioni di settore, associazioni e ordini professionali. Questi ultimi, in particolare, sono molto preoccupati per gli effetti che questa nuova normativa europea, che ha l'intento di snellire il mercato dei servizi riducendo i costi a carico delle piccole e medie imprese avrà sulle professioni intellettuali italiane. Su un punto invece, la rappresentanza italiana, è d'accordo con la commissione. Bisogna prevedere una normativa che favorisca gli studi o le società multidisciplinari tra professionisti. In Italia questa manca del tutto, ma sia la precedente bozza Vietti, che ora il testo di riforma delle professioni messo a punto dal ministro della giustizia, Roberto Castelli, le prevede e le regolarizza attraverso una norma specifica. Non sarà possibile invece, salvo normative specifiche, esercitare la professione part-time (per esempio un architetto spagnolo non potrà venire in italia per fare il designer per un tempo definito, ma dovrà ottenere l'autorizzazione a svolgere in toto la professione). Il testo ha cominciato il proprio iter in parlamento, che entro maggio dovrebbe già esprimere il parere, e per incidere in tempo utile sui lavori di Strasburgo la rappresentanza italiana si prepara a redigere un documento nel quale si chiedono nuove modifiche e si fissano paletti ben precisi. Dato per certo, ormai, che la nuova normativa non potrà interferire nelle materie (accesso e formazione) oggetto della direttiva sulle qualifiche professionali, attualmente all'esame del parlamento per la seconda lettura, si tratta di stabilirne limiti e confini netti. I punti più complessi riguardano alcune attività chiave come quelle legate alla sicurezza e ai servizi sanitari. In questi due ambiti l'Italia ha chiesto precise garanzie perché siano adottate regole specifiche e perché si tenga conto dell'assoluta particolarità e inviolabilità dei diritti che sono legati all'esercizio di queste attività. In particolare, desta qualche preoccupazione la disciplina sulle cure sanitarie. Lo spirito che ha animato la direzione generale per il mercato interno è quello di ridurre costi e di snellire le procedure burocratiche che ingessano i settori produttivi e rendono difficile la vita delle imprese. L'interesse dell'Italia è però che questo non venga fatto a discapito di diritti fondamentali, come quello alla salute. Altro nodo, che interessa soprattutto gli ordini professionali, riguarda la comunicazione commerciale, ossia la pubblicità. Secondo Bruxelles, è necessario favorire qualsiasi informazione che aiuti il consumatore a scegliere i anche i servizi professionali. A oggi sono ormai moltissimi, se non tutti, gli albi che hanno eliminato il divieto di pubblicità. Ma per quasi tutti l'unica pubblicità ammissibile è quella informativa, senza alcuna comparazione e senza l'utilizzo di tecniche aggressive di commercializzazione. Vincoli dei quali finora Bruxelles non sembra tenere conto e che però il ministero delle politiche comunitarie, guidato da Rocco Buttiglione, cercherà di far passare. |