23/7/2013 ore: 10:51

Officine Rizzoli in attesa di un compratore

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nere prestiti dalle banche e ad alcune scelte poco lungimiranti del management hanno portato al fallimento dell`azienda». La quale, però, non ha mai smesso di produrre, ottenendo l`esercizio provvisorio: indizio del fatto che le commesse non mancano. Il tutto, pur in presenza della cassa integrazione speciale a rotazione. Martedì ci sarà un incontro in Provincia per mantenere alta la guardia su un`azienda nata nel lontanissimo 1896 assieme all`Istituto ortopedico Rizzoli: era il laboratorio in cui si creavano le protesi e i tutori personalizzati per i pazienti dell`ospedale. Dalla lavorazione del legno e del ferro si è arrivati al carbonio e alle leghe leggere, restando al passo coi tempi. Tra i proprietari che si sono susseguiti, anche Giuseppe Gazzoni Frascara, ex patron del Bologna Fc, che le acquistò nel 1996. Al momento del fallimento, spiega Ferruccio Benedetto delle Rsa aziendali, il pacchetto di maggioranza era in mano a una finanziaria legata al marchio Richard Ginori, che ha fatto crac poche settimane prima dell`impresa budriese. «Gli interessamenti, a sentire il curatore fallimentare, non mancano, ma più presto serve un compratore - continua Benedetto - E sarebbe meglio avesse una vocazione industriale anziché finanziaria: in questi mesi, infatti, le risorse e le professionalità non si sono perdute». La pensa così anche Mussiè Ghebresellassie, di origine eritrea, che ha visto tutta l`evoluzione delle Officine Rizzoli, dove lavora da quasi 24 anni (lui ne ha 43). «La nostra è una struttura unica in Europa, e tra le poche ne mondo, perché, oltre all`alta specializzazione degli addetti, possiamo vantare il cuore produttivo concentrato a Budrio e una rete di 20 filiali in tutta Italia», spiega il lavoratore.
Funziona così: i tecnici decentrati raccolgono le richeste delle strutture sanitarie e dei pazienti, e la protesi o il tutore o il busto viene progettato e realizzato su misura. «È un`occupazione che mi ha sempre gratificato molto - considera Mussiè -. Ci si sente realizzati a creare un oggetto che verrà utilizzato da chi ne ha realmente bisogno, come una persona che ha perso un arto. Veder chiudere un pezzo importante del polo ortopedico di Budrio sarebbe un peccato».

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