Nuove regole per i negozi
|
|
24 feb. 2001
|
 |
Pagina 12
Stop agli sconti selvaggi nuove regole per i negozi
LUISA GRION
ROMA — Stop alla giungla selvaggia dei megasconti, delle offerte stracciate, dei finti regali e delle promozioni civetta. Ora le vendite sottocosto, quelle effettuate a prezzi inferiori rispetto alle fatture d’acquisto, sono disciplinate da un decreto varato ieri dal Consiglio dei ministri che non le vieta del tutto, ma le limita rispetto alle dimensioni del negozio e detta regole precise su come e quando farle. Norme che i «piccoli» e i marchi di prestigio aspettavano da tempo per difendersi dalla concorrenza della grande distribuzione, ma delle quali, ora , non si dichiarano per nulla soddisfatti: «ci sono troppe deroghe» hanno commentato. Il sottocosto, comunque, quando sarà applicabile (120 giorni dopo l’entrata in vigore, di fatto non prima dell’estate) funzionerà così: sarà ammesso solo tre volte all’anno, per un massimo di dieci giorni e di 50 prodotti. Tra un’offerta e l’altra dovranno passare almeno 20 giorni, il negozio dovrà darne comunicazione al sindaco almeno dieci giorni prima dell’inizio, la clientela dovrà essere dettagliatamente avvertita su quanti prodotti sono offerti sottocosto e su quando, finite le scorte, s’interromperà la promozione (questo per evitare il classico tranello del centro commerciale che vende a pezzi stracciati i primi dieci telefonini o applica il «3x2» solo una partita piccolissima di prodotti facendo poi pagare a prezzo pieno tutti gli altri). Un’eccezione alla frequenza del «supersaldo» è prevista solo nel caso in cui l’esercizio festeggi un anniversario (ma può farlo solo ogni cinque anni) una riapertura, una ristrutturazione o un cambio d’insegna. Al sottocosto non potranno fare ricorso i megastore con posizione dominante sul mercato, ovvero quegli esercizi che da soli o assieme al gruppo di cui fanno parte occupano più del 50 per cento della superficie di vendita concessa per quel tipo di prodotto in tutta la provincia. Chi non rispetta le regole potrà essere multato da uno a sei milioni e, se insiste, penalizzato con una chiusura dell’esercizio per non più di venti giorni. Detto questo, chi continua a sperare nel grande affare, può tenere in considerazione una serie di opportunità indicate tra le deroghe al divieto: si possono infatti vendere a prezzo stracciato cibi altamente deperibili o a tre giorni dalla data di scadenza; prodotti tipici una volta passate le festività tradizionali alle quali sono legati (tipo il panettone dopo Natale); prodotti difettati (ma comunque sicuri), divenuti obsoleti o già usati ed esposti in manifestazioni, fiere o mercati. Per Enrico Letta, ministro dell’Industria «il decreto è uno strumento efficace contro la concorrenza sleale tra imprese e contro le pratiche abusive del sottocosto a difesa della concorrenza e dei consumatori». I piccoli negozianti, però, pur apprezzando l’impegno, sono piuttosto critici sul provvedimento. «Le deroghe sono troppe, l’efficacia è tutta da verificare» ha commentato Confcommercio. Perplessità anche da parte dell’associazione aziendale Centromarca. «Le maglie del testo sono troppo larghe» ha detto il presidente Ernesto Illy facendo notare come il limite del 50 per cento sulla superficie di vendita provinciale sia raggiunto solo da pochissimi esercizi. Contraria, come prevedibile, la grande distribuzione: «le norme penalizzeranno i consumatori e faranno aumentare i prezzi» ha protestato la Coop.
|
|
|

Per offrire una migliore esperienza di navigazione questo sito utilizza cookie anche di terze parti.
Chiudendo questo banner o cliccando al di fuori di esso, esprimerai il consenso all'uso dei cookie.
Per saperne di più consulta la nostra Privacy e Cookie Policy