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sabato 28 gennaio 2006
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Il rapporto Eurispes 2006. Non mancano le potenzialità, ma sono inespresse. Famiglie indebitate
Nasce l'Italia dei ricchi e poveri
Ceti medi sempre più deboli, 2,5 milioni rischiano l'indigenza
di Benedetta P. Pacelli
Un paese alla deriva, una potenza in declino che non sa amministrare le proprie risorse e, alla fine, le perde.
Creatività, doti, non mancherebbero all'Italia ma viene meno la capacità di mettere in atto le potenzialità, di tramutarle in energia e in progresso. Anche se gli italiani non vorrebbero mai cambiare paese. Il 75% è soddisfatto di vivere in Italia e il 67% lo considera ´una fortuna'
È il Rapporto 2006 dell'Eurispes a tratteggiare questo quadro più a tinte fosche che rosee per la vita e il futuro dell'Italia. E per spiegarlo il presidente dell'Istituto di studi politici, economici e sociali, Gian Maria Fara, tira in ballo la filosofia aristotelica, Mastro Don Gesualdo, protagonista dell'omonimo romanzo di Giovanni Verga, e infine un personaggio dei giorni nostri, Antonio Cassano. Fara cita Aristotele per ´l'incapacità di trasformare tutte le potenzialità in atto'. ´Possiamo contare', prosegue il presidente dell'istituto, ´su un'economia che comunque resta tra le prime dieci a livello mondiale, su delle bellezze naturali e un patrimonio artistico invidiabili'.
Eppure rimangono vecchi comportamenti che non fanno andare avanti il paese e per spiegarli ecco comparire la metafora di Mastro don Gesualdo dissipatore e quella di Cassano, simbolo del talento sprecato. In opposizione al rapporto Censis, secondo cui non c'è nessun declino del nostro paese, l'istituto guidato da Fara afferma senza mezzi termini che ´l'Italia è già declinata, e ne sta nascendo un'altra che gli osservatori stranieri non vedono e non considerano'. Secondo il rapporto l'Eurispes la competitività resta il nodo irrisolto del sistema paese, posto che ´l'aspetto più macroscopico dell'andamento negativo della nostra economia negli ultimi anni è l'allargamento del divario tra l'Italia e il resto del mondo e il peggioramento del paese nella gerarchia della competitività nazionale sullo scenario mondiale.
I segnali di allarme
I più ampi ed espliciti segnali di declino vanno dalla stagnazione economica, al cattivo andamento della produzione industriale, dalla diminuzione delle esportazioni al debito pubblico. Tutti dati cui si somma la crisi dei bilanci familiari, e il conseguente aumento esponenziale dell'indebitamento delle famiglie. Nel 2005, si legge nel rapporto Eurispes, il credito al consumo ha avuto una crescita del 23,4%, pari quasi a 47 miliardi di euro. Ma all'impennata dei debiti non corrisponde un'analoga esplosione dei consumi, cresciuti nello stesso periodo solo dell'1%. Questo perché le famiglie vi fanno ricorso ´solo per mantenere il vecchio, dignitoso livello di vita'. Ecco che aumenta l'utilizzo di prestiti o di finanziamenti anche per i beni primari. Negli ultimi anni si registra inoltre un allungamento dei crediti al consumo: quelli la cui restituzione è prevista entro i cinque anni sono passati dai 5,8 miliardi di euro del 2001 ai 17,5 miliardi del 2005, con un aumento del 200%. Le famiglie ricorrono al credito soprattutto per far fronte ai bisogni essenziali piuttosto che per acquistare beni e servizi voluttuari quali, per esempio, viaggi e vacanze. Peraltro si sta diffondendo sempre più la pratica di credito al consumo per l'acquisto di beni di prima necessità come quelli alimentari. Nel 2006 la percentuale delle famiglie italiane che vi farà ricorso aumenterà dell'11,8%.
Rischio povertà per i ceti medi
Come segnala l'Eurispes, l'arretramento dell'economia ha schiacciato la classe media, aumentando la forbice tra ricchi e poveri. Alle 2.674.000 famiglie (l'11,7%) povere rilevate dall'Istat secondo l'Eurispes ne vanno aggiungi 2 milioni e mezzo a rischio povertà. Si ottengono così 5.200.000 nuclei familiari, il 23% del totale, in situazioni di indigenza o che rischiano la povertà. E sono proprio quelli che hanno tagliato le spese per il tempo libero (61,5%), viaggi e vacanze (64%), destinate ai regali (72%) o ai pasti fuori casa (oltre il 66%). Mentre i nuovi ricchi vanno cercati, rilevano gli autori del Rapporto, ´nei settori finanziario, assicurativo, immobiliare e dei servizi alle imprese'. E poi tra i ´commercianti all'ingrosso e al dettaglio, imprenditori nel settore dell'edilizia, immobiliaristi e agenti immobiliari, produttori e rivenditori di beni di lusso, titolari di centri estetici e beauty farm'.
Cresce la Sfiducia nelle istituzioni
In questo quadro non può infine mancare un aumento della sfiducia nei confronti delle istituzioni. Nei sondaggi che registrano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni il presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi è quasi sempre in testa alle preferenze, e anche per l'Eurispes non fa eccezione. E tuttavia, fa notare l'istituto di ricerca, anche la credibilità personale del presidente rischia di venire travolta dalla sempre più dilagante sfiducia degli italiani: infatti, Ciampi passa dall'80% dell'anno scorso e di due anni fa al 65,6% attuale. Il 49,2% degli intervistati è ´meno fiducioso verso le istituzioni' rispetto allo scorso anno. Dopo Ciampi registra i maggiori consensi la magistratura (38,6%), seguita da parlamento e governo con rispettivamente il 24,6 e il 23%. Anche queste ultime sono però percentuali in ribasso (l'anno scorso erano al 44, 34 e 32,9%). (riproduzione riservata)
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