Montezemolo, pace col premier
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 domenica 27 febbraio 2005
Pagina 12- Economia
IL RETROSCENA Confindustria si leva l´etichetta filo-ulivista e in cambio garantisce l´appoggio al piano di sviluppo Montezemolo, pace col premier Maroni: caduti tutti i pregiudizi ROBERTO MANIA ROMA - Lo scambio si è consumato mercoledì mattina, a Villa Grazioli. L´uno di fronte all´altro, Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei ministri, e Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Confindustria, decidono di imprimere una svolta nei rapporti tra gli industriali e il governo di centro destra. Berlusconi ha bisogno del sostegno della Confindustria sul Piano per rilanciare la competitività. Fu proprio ad un convegno degli imprenditori, infatti, che il ministro dell´Economia, Domenico Siniscalco, annunciò a metà settembre dello scorso anno, una legge per la competitività. Agli industriali, ora, il governo vuole tornare. E la Confindustria di Montezemolo ha bisogno dell´esecutivo per poter portare a casa qualcosa e frenare i primi malumori della base, impegnata in una battaglia impari per reggere la concorrenza internazionale. Ma, soprattutto, la Confindustria può cogliere un´occasione per togliersi di dosso l´etichetta di filo-ulivista, che non gradisce. Dunque lo scambio si può fare. Berlusconi e Montezemolo decidono di osare. Si parla di questo a Villa Grazioli. Testimoni il sottosegretario Gianni Letta, e i vice di Montezemolo, Marco Tronchetti Provera e Andrea Pininfarina. «Dateci l´opportunità - avrebbe detto Montezemolo - di dire che si sta andando nella direzione giusta. Ma fate in fretta». Così al termine della riunione di Palazzo Chigi di giovedì Pininfarina pronuncia esattamente quelle parole. Segno che l´accordo ha retto. Con sigillo ufficiale di Montezemolo, ieri da Maranello: «Credo che fosse assolutamente importante mettere al centro dell´attenzione il mondo delle imprese. Questo è avvenuto e lo considero un primo segno importante».
«Solo qualche tempo fa - commenta il ministro del Welfare, Roberto Maroni - non era per nulla scontato che potesse accadere». Non vuole parlare di "svolta" il ministro leghista anche se ancora ricorda l´attacco diretto alla devolution del presidente degli industriali nel suo discorso di insediamento nel mese di maggio. «Certo - aggiunge Maroni - non c´è più da parte degli industriali un giudizio politico pregiudizialmente negativo». Il cambio c´è stato. E Maroni lo considera «incoraggiante e positivo». «Perché - dice - quella della Confindustria è stata un´apertura di credito motivata dall´impegno che il governo ha messo nella preparazione del Piano e dalla sua consistenza. Siamo i primi in Europa ad aver definito l´action plan per l´Agenda di Lisbona. Ora si deve fare in fretta. Il decreto? Venerdì, al prossimo Consiglio dei ministri». E, ieri, tra gli industriali si raccoglievano esattamente gli stessi ragionamenti. Questa partita, invece, i sindacati non l´hanno giocata. «La Cgil - sostiene Maroni - è come Bertinotti: ancor prima di leggere dice che le proposte del governo non vanno bene. Ci siamo abituati. La Cisl e la Uil aspettano di conoscere il provvedimento. E saranno soddisfatte perché completiamo la riforma del mercato del lavoro e incrementiamo le risorse per i sostegni al reddito». Sul recupero dei sindacati sta scommettendo il vice presidente di An Gianni Alemanno, anche a costo di allungare i tempi del confronto. Ma questo sarebbe fuori dallo "scambio di Villa Grazioli". La prova del nove venerdì, al Consiglio dei ministri.
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