Montecatini rilancia le Terme
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Per la vicina privatizzazione sono in corsa quattro gruppi - Il ruolo delle imprese locali sarà decisivo
 Montecatini rilancia le Terme Il sindaco Severi: «Un traino per l'economia della città» - Forte impulso all'aspetto curativo delle acque Cesare Peruzzi
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(DAL NOSTRO INVIATO) MONTECATINI - Il futuro dell'economia riparte dalle Terme. Per Montecatini, con 2 milioni di turisti all'anno che dipendono al 50% proprio dalle attività termali, si tratta di una strada quasi obbligata. Ma non così facile da percorrere. C'è da rilanciare un'immagine appannata (non a caso il sindaco Ettore Severi s'è battuto fino all'ultimo per ospitare il vertice Fao); ci sono impianti da rinnovare e servizi da migliorare, condizione indispensabile per invertire il trend negativo del settore; e, come prima cosa, c'è da trovare un gestore privato: impresa apparentemente agevole, che invece rischia di creare qualche problema. Regione e Comune, proprietari degli impianti e della società Terme di Montecatini (270 dipendenti, 15 miliardi di fatturato, una perdita di 2,5 miliardi nel core business, che si riduce a 100 milioni nel bilancio finale) stanno per cedere la sola gestione. Il patrimonio immobiliare, 540mila metri quadrati di terreni, in pratica un terzo dell'intera area comunale, con sette stabilimenti termali e 60mila metri quadrati coperti, resterà in mano pubblica. Nel giro di un mese la gara deve essere assegnata, oppure annullata se le offerte non saranno ritenute adeguate. In corsa sono rimasti quattro gruppi: due cordate d'imprenditori locali del settore alberghiero, espressione di Assindustria una, l'altra di Confcommercio; la Snai; e la Internationalgym di Ascoli Piceno, specializzata in macchinari per palestre. Tutti hanno partecipato alla due diligence e stanno mettendo a punto l'offerta (il bando scade a fine ottobre). I vincoli stabiliti dalla Regione e dal Comune, però, non sono pochi: almeno 40 miliardi d'investimenti, la messa a norma degli stabilimenti termali, l'allargamento dei servizi, la sistemazione degli immobili non "strumentali" all'attività, un piano complessivo di sviluppo. «Vogliamo un progetto industriale in grado di rilanciare l'economia di Montecatini», spiega il sindaco Severi. Con 240 strutture alberghiere, 13mila posti letto, una capienza congressuale di 8mila persone, 5mila addetti e oltre 200 miliardi di fatturato, il turismo rappresenta il settore d'attività più rilevante della città. «Dai fasti degli anni 50 e 60, ai mutuati della spesa sanitaria nazionale facile, fino al crollo della domanda con un trend di discesa del 5-6% a stagione - spiega il presidente delle Terme, Luigi Rumi -. Montecatini è entrata da poco nel settore "benessere", che infatti sta crescendo bene, ma adesso deve reinventarsi una nuova missione strategica». L'80% del fatturato delle Terme di Montecatini è ancora legato al settore sanitario. «Vogliamo rilanciare questo abbinamento, puntando sul concetto di terapia naturale, di prevenzione e di cura - sottolinea il sindaco - senza però trascurare il comparto del benessere». La città toscana ritiene di poter giocare ancora un ruolo sul versante sanitario, recuperando un po' del terreno perduto: «Le nostre acque aiutano ad abbassare il tasso di colesterolo - dice il direttore sanitario, Alberto Scalabrino - meglio di tanti medicinali che si sono rivelati pericolosi e anche su questa caratteristica possiamo lavorare per costruire un polo terapeutico termale». Il sindaco parla chiaro: «La privatizzazione deve rappresentare un cambio di mentalità - dice - il passaggio da un impianto termale che è un carrozzone pubblico, a un'azienda che sta sul mercato e che può diventare il motore di un'intera economia». Gli imprenditori locali vanno anche più in là: «Chi si aggiudica la gestione delle Terme - commentano - prende le chiavi della città». Non a caso, la privatizzazione riguarda il 90% della società (Comune e Regione manterranno il 10%), e su questa quota c'è un'opzione del 10% a favore delle categorie economiche di Montecatini. Il vero rischio è che la gara non venga assegnata, nel caso la commissione nominata dagli Enti pubblici ritenesse le offerte inadeguate. È un'eventualità tutt'altro che remota, considerati i vincoli del bando. «Sarebbe un'autentica disgrazia - sottolineano gli imprenditori -, perchè rinvierebbe la privatizzazione di mesi». L'economia di Montecatini, invece, ha fretta di rilancio. Domenica 23 Settembre 2001
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